libro


Supplemento al capitolo 17


Come comportarsi in rete
(la netiquette e altre cose utili)


I limiti (ragionevolmente) posti dall’editore
alle dimensioni del libro costringono a collocare
in supplementi online alcuni aspetti
di approfondimento su temi specifici.
Fra cui questo, che non riguarda solo la “netiquette”
e il comportamento in rete, ma ha anche riflessi
su temi più ampi della comunicazione.



“Vivere la rete” significa anche frequentare aree di dialogo e di scambio. In tutte quelle situazioni, come nella corrispondenza privata, ci sono comportamenti che è meglio seguire. Non si tratta di regole o di imposizioni, ma di “usi e costumi” dettati dall’esperienza, che è meglio rispettare, per non dare fastidio agli altri e per non trovarsi in situazioni imbarazzanti.

La netiquette esiste da più di vent’anni. Si parlava di questi concetti già negli anni ’70, ma pare che la prima definizione del tema Ethics and Etiquette for Electronic Mail sia del 1985 (vedi cronologia). Fu adottata sistematicamente nei newsgroup Usenet (che esistono dal 1979).

Uno svolgimento più ampio di questo argomento si trova nel libro L’umanità dell’internet. In particolare nel capitolo 42 dove ci sono anche i link ai testi completi della netiquette, in italiano e in inglese, e a diversi altri documenti che ne approfondiscono il significato. E, per altri aspetti di comportamento, nei capitoli seguenti (vedi i link alla fine di questa pagina).

È chiamata, scherzosamente, l’etichetta della rete; ma non è un banale “galateo”. Non è neppure un “codice di comportamento”, né una serie di regole. È una raccolta di criteri, dettati dall’esperienza e dal buon senso, che nessuno è “obbligato” a rispettare ma che aiutano a migliorare la qualità del dialogo e a evitare inutili incomprensioni e problemi. In buona parte riflette criteri di comportamento che sono validi comunque, anche fuori dalla rete; ma con riferimenti specifici al modo di comunicare online. Ecco alcuni dei concetti fondamentali.


Ascoltare prima di parlare

Cercare di capire le abitudini, la cultura, lo stile di ogni gruppo o area di discussione – il “filo” degli argomenti in corso – prima di intervenire. Ci vogliono parecchi giorni, anche settimane, per capire: meglio aspettare un po’ più a lungo che entrare a sproposito.

Si può anche ascoltare (cioè leggere) senza intervenire mai. Questo comportamento, chiamato in gergo lurking, in alcune aree di dialogo è considerato “normale” e accettato senza problemi. In altre, invece, non è gradito. Anche da questo punto di vista si tratta di capire quali sono le caratteristiche, gli “usi e costumi”, di ciascuna comunità.


Non usare un eccesso di quoting

Limitare l’eventuale citazione del messaggio cui si risponde al minimo indispensabile. Ci sono persone che riportano per intero un lungo messaggio per aggiungere solo una riga che dice “sono d’accordo” o “non sono d’accordo”. Questa è pessima netiquette – come ogni forma di overquoting.

Sono perniciosi quei sistemi di posta che citano “automaticamente” il messaggio cui si risponde. Se questo è inutile e fastidioso nella corrispondenza personale diventa grottesco in una lista di discussione, dove rischiano di accumularsi le citazioni delle citazioni delle citazioni...


Essere brevi

Le persone che frequentano abitualmente la rete ricevono una grande quantità di messaggi e non amano un ingombro eccessivo. Inoltre è faticoso leggere sullo schermo testi lunghi. In generale un testo, in un’area di dialogo, che occupa più di due schermate sul monitor è da considerare “troppo lungo”. Spesso si può dire molto in poche righe.


Non fare citazioni lunghe

Quando si consiglia la lettura di un testo, se è lungo è meglio non citarlo per esteso, ma indicare dove lo si può trovare oppure proporre “chi vuole me lo dica e glie lo mando come messaggio personale”.

Sono da evitare anche gli “allegati”. Si può semmai citare un indirizzo (link) dove un documento è disponibile online per chi vuole andare a leggerlo.


Non fare “risse”

Sono da evitare le flame, cioè quei dissensi personali che in rete possono trasformarsi in “fiammate” incontrollabili. È meglio non portare mai in un’area pubblica un dibattito privato, specialmente se polemico. Se proprio si considera necessaria una “rissa”, meglio tenerla in uno scambio di messaggi personali.


Non fare spamming

Di questo si parla nel capitolo 18 del libro e in vari testi in questo sito (fra cui il capitolo 44 di L’umanità dell’internet. È una delle più fastidiose malattie della rete. Ma prima di pensare a come difenderci dallo spamming altrui dobbiamo evitare di farlo noi.

Prima di diffondere lo stesso testo in diverse aree, o mandarlo a diverse persone, meglio pensarci due volte. Siamo sicuri che interessa a tutti? Una delle cose meno apprezzate nella rete è trovarsi la mailbox ingombra di messaggi “non richiesti” e non interessanti – specialmente se ripetitivi.


Rompere le catene

Le chain letter, o “catene di sant’Antonio”, sono comunque un pessimo comportamento anche fuori dalla rete. Esplicitamente condannate dalla netiquette, sono decisamente da evitare – e quando se ne riceve una è meglio “romperla”, cioè non darne ulteriore diffusione.

Sono spesso truffaldine, anche quando fingono di avere scopi “umanitari”. E, anche nel caso che siano sincere, accade spesso che continuino a circolare anche quando non ce n’è più il motivo, con conseguenze talvolta comiche, più spesso seriamente dannose.

Occorre anche evitare di diffondere le “bufale”, cioè le notizie false. Alcune circolano per errore, altre per la malafede di chi le ha inventate, spesso sono scherzi. Le cosiddette “leggende urbane” sono nate prima dell’internet, ma possono trovare nella rete un terreno favorevole alla loro diffusione.

C’è chi si diverte a spargere “falsi allarmi”, o notizie palesemente assurde, per vedere quanti ci cascano. La diffusione di falsi segnali può essere anche lo strumento di truffe o di trucchi che inducono comportamenti “autolesionisti”. (Vedi per esempio La lezione di un finto virus – oltre ai casi più diffusamente noti di trappole riguardanti conti bancari, numeri telefonici a pagamento, eccetera).


Non annoiare

Ogni tanto uno scherzo o un argomento “futile” può essere piacevole, soprattutto se è detto in modo divertente. Ma non è il caso di esagerare, specialmente in “luoghi pubblici”, con il racconto di fatti personali o con ciò che a noi sembra divertente ma agli altri magari no.

Se una cosa interessa solo a noi o a due o tre amici, meglio scambiarcela in messaggi privati che annoiare tutti gli altri. Accade, purtroppo, spesso che due o tre persone, che si “dilettano” fra loro con argomenti poco interessanti, svuotino uno spazio di dialogo, perché gli altri, annoiati, presto o tardi se ne vanno.


Non essere “grafomani”

Non ripetersi, non dilungarsi, non scrivere troppo spesso senza motivo, evitare le ripetizioni. È una tentazione diffusa quella di ripetere lo stesso concetto, o mandare “raffiche” di messaggi. Prima di “inondare” una mailbox o un’area di discussione, meglio sempre chiedersi: “ma davvero gli altri troveranno interessante quello che dico”?


Badare al “tono”

Molti malintesi nella comunicazione in rete derivano dalla mancanza della presenza “fisica”, delle espressioni e del tono di voce con cui diamo un senso e una tonalità alle nostre parole – e anche della possibilità di correggerci subito se un’altra persona non ci capisce.

Per questo è utile rileggere ciò che si è scritto, prima di spedirlo, e chiedersi: si capisce bene in che tono mi esprimo, se dico sul serio o scherzo, se sono in polemica o sto semplicemente ragionando? Chi non mi conosce, mi capirà?


Non usare il “tutto maiuscolo”

Scrivere una parola, o una frase IN LETTERE MAIUSCOLE è considerato l’equivalente di “urlare” – quindi una villania. Se si vuole mettere in evidenza una parola è meglio farla precedere e seguire da una sottolineatura _ o un asterisco *. L’uso del “tutto maiuscolo” è da evitare nei titoli come nei testi.


Scegliere bene il titolo

Specialmente nei gruppi di discussione o liste che sono lette da molte persone, la scelta del titolo (subject o “oggetto”) è importante: il titolo dovrebbe riflettere il più chiaramente possibile il contenuto del messaggio.

Anche nella corrispondenza personale è meglio che il titolo sia chiaro, perché permette a chi riceve il messaggio di identificarne l’argomento prima ancora di leggerlo. In un dialogo privato fra amici può essere accettabile che si trattino temi diversi nello stesso messaggio – ma in generale, specialmente quando si scrive per lavoro o a qualcuno che non si conosce bene, è meglio trattare in ogni messaggio un solo argomento.


Rispettare la privacy

Non è corretto citare “in pubblico” messaggi privati senza il consenso di chi li ha scritti. C’è ovviamente una differenza fra una legittima citazione e una violazione della riservatezza, che non è difficile valutare in base al normale “buon senso” e alle regole abituali della cortesia.


Non esagerare con gli “allegati”

Ai tempi in cui furono definiti i criteri della netiquette, a nessuno veniva in mente di spedire allegati inutilmente ingombranti – anche perché il trasferimento di cose “pesanti” era difficilmente gestibile con le velocità di collegamento allora disponibili. Oggi il problema, da un punto di vista tecnico, è meno preoccupante. Ma ciò non vuol dire che sia ragionevole usare un autotreno per portare una tazzina di caffè.

Non è raro, purtroppo, il caso che qualcuno spedisca un elaborato complesso (come una presentazione in powerpoint) quando basterebbero due righe di testo. Anche indipendentemente dall’inutile “carico di banda”, queste cattive abitudini sono fastidiose e irritanti.

Prima di ricorrere a un “allegato”, chiediamoci se non è più pratico inserire il testo direttamente nel messaggio. E se proprio dobbiamo allegare qualcosa, cerchiamo la soluzione più semplice, meno ingombrante e meno rischiosa dal punto di vista della compatibilità (non sempre chi legge usa le stesse risorse tecniche, e con le stesse definizioni, di chi scrive – e questo può provocare ogni sorta di inconvenienti).


Usare “puro testo”

Anche questo è un problema non definito nei testi “classici” della netiquette, perché all’epoca era impensabile che si usasse nell’e-mail qualcosa di diverso dal semplice testo (txt). Ma da qualche anno si sono diffuse abitudini assurde, come l’uso del codice web (html) nei messaggi di “posta elettronica”.

Purtroppo questa è la soluzione “predisposta” nei software più diffusi – e perciò è necessario intervenire per “disabilitarla”. L’operazione è semplice (basta spostare l’indicazione da “html” a “testo normale”) ma molti trascurano di farlo (o non si rendono neppure conto del fatto che stanno scrivendo in html).

Può sembrare divertente, con l’uso di html, introdurre qualche “formattazione” che non sarebbe possibile con “testo normale”. Colori, formati, caratteri. Ma se chi legge non usa lo stesso software (o ha definito diversi criteri) quelle definizioni vanno perdute – o producono effetti diversi da quelli desiderati.

Il problema è anche più serio, perché nel codice html ci sono istruzioni non visibili, che possono far accadere cose indesiderabili e pericolose (per questo è bene non solo scrivere in testo normale, ma anche stare molto attenti a ciò che ci capita quando leggiamo qualcosa in html).

Si producono effetti poco piacevoli anche quando si trasferisce in un messaggio un testo scritto con un word processor (evitarlo è facile – basta “salvare” in “puro testo” prima di fare copia-e-incolla).

Ci sono rischi anche con gli allegati. Esistono codici maligni simili ai virus che si trasmettono attraverso documenti word. E pochi sanno che in un documento word sono spesso “nascosti” brandelli di testo di varia provenienza – che non sono visibili in una normale lettura ma si possono abbastanza facilmente scoprire con un viewer di testo. Molti (persone e imprese) si sentirebbero piuttosto a disagio si rendessero conto di quante cose stanno diffondendo senza saperlo.


In generale... è pericoloso “affidarsi” alle tecnologie senza conoscerne il funzionamento. Non si tratta di avere un’approfondita cultura tecnica, inutile e fastidosa per chi non è interessato all’argomento. Ma è importante sapere quante e quali cose possono accadere di cui non sono evidenti le funzionalità, gli effetti e le conseguenze. Insomma saper capire il valore e l’utilità degli strumenti che usiamo, ma diffidare di soluzioni inutilmente complesse o poco trasparenti – e di ogni sorta di “automatismi” che spesso hanno risultati diversi, e meno desiderabili, di ciò che sembra.




A questo proposito vedi anche:

La netiquette non è un “galateo”

Come avere molti amici (e pochi nemici) online

Quelli che in rete...

La “posta elettronica”

Forum, newsgroup, liste, “chat”

Gergo, stile, “faccine”

Saper ascoltare

Identità e responsabilità

Spam, spam, spam

Spam e scam (invasività e imbrogli)

Le deboli terapie antispam




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