L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini

di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 34
I valori della libertà


Siamo abituati a pensare che ci sia libertà di opinione e di pensiero. Rispetto a molte situazioni del nostro passato, e a ciò che ancora oggi succede in gran parte del mondo, siamo davvero un paese libero. Nessuno in Italia è perseguitato per le sue opinioni; ognuno può dire ciò che pensa. Ma ciò non significa che viviamo in un sistema di informazione libero e incondizionato.

Da che mondo è mondo, il potere (politico, economico, culturale) ha sempre voluto controllare l’informazione. Oggi abbiamo più libertà di quanta ne abbiamo mai avuta nei millenni o secoli trascorsi – o anche solo sessant’anni fa. Ma questo non significa che abbiamo una piena e completa libertà di informarci, e di comunicare, come vorremmo.

Le fonti di informazione sono concentrate in pochissime mani. Su alcuni temi (in particolare politici) sono in dissenso fra loro. Ma c’è un’incredibile omogeneità nelle notizie che diffondono, e nel modo in cui ce le somministrano. Argomenti di scarsissima importanza diventano “il fatto del giorno”; tutti ne parlano come se fossero fondamentali. Di cose molto più rilevanti e interessanti non si parla quasi mai. Oppure una breve “fiammata” di interesse dura qualche giorno, o qualche settimana; poi l’argomento viene dimenticato e (anche se i problemi sono tutt’altro che risolti) non se ne parla per anni.

In parte questo deriva da una precisa intenzione di condizionare le nostre opinioni. In parte, invece, da una convenzionale e rassegnata passività. L’informazione è “omogeneizzata” su scala mondiale.

O meglio... in quella particolare “globalità” in cui viviamo: il cosiddetto mondo “occidentale” o “industriale”. Ma nelle altre parti del mondo, dove prevalgono culture diverse, sono quasi dovunque ancora meno liberi, e più condizionati, di noi.

Poche fonti “fanno testo” e le loro notizie o osservazioni sono automaticamente ripetute, con scarsissima critica o verifica. Editori e giornalisti lo sanno, talvolta se ne lamentano anche pubblicamente; ma nessuno sembra sapere come risolvere il problema.

Vedi per esempio un dibattito au questo argomento fra Eugenio Scalfari e Umberto Eco nell’ottobre 1999.

Nel 1994 Michael Crichton, l’autore di Jurassic Park, aveva scritto un saggio intitolato Mediasaurus. In cui spiegava perché il sistema mondiale dei mass media fosse un dinosauro in estinzione. Non solo per i suoi mali interni ma anche per la nascita dei nuovi sistemi di comunicazione che permettono di superare la barriera dei canali di informazione e accedere direttamente alle fonti. Finora, questa “estinzione” non è avvenuta. L’imperio dei grandi mezzi a larga diffusione continua indisturbato. Ma è vero che la rete è uno strumento per capire meglio e per scambiare informazioni e commenti che non trovano posto nei “grandi mezzi” omogeneizzati.

L’internet è una minaccia grave per le grandi concentrazioni dell’informazione? Non gravissima. C’è un gran numero di persone che non ha il tempo né la voglia di approfondire; preferisce lasciare ad altri il compito di gestire e “confezionare” le notizie. Si accontenta di ciò che dice il telegiornale (e puntualmente, il giorno dopo, diventa il tema dominante dei quotidiani, e in seguito anche dei periodici: perché la stampa è asservita alla televisione). Ma chi vuole, chi ha la curiosità e la capacità di approfondire... può uscire dal recinto. E questo è preoccupante per i dominatori del sistema informativo.

C’è un rischio reale di repressione della nostra libertà di comunicazione in rete? A prima vista, può sembrare che non ci siano problemi. Scambiamo liberamente opinioni, possiamo accedere (o almeno così sembra) a qualsiasi “sito” o risorsa in ogni angolo del mondo. Certo: in Italia non ci sono quelle violente repressioni che bloccano o ostacolano l’uso dell’internet in molti altri paesi. Ma non è così semplice. Si moltiplicano i tentativi di imbrigliare, controllare, censurare la rete. Con i più svariati pretesti, si cerca di limitare la nostra libertà; di introdurre controlli, filtri, interventi di varia specie che (anche se si presentano sotto le “mentite spoglie” di protezione e tutela) sono forme di censura.

A questo proposito vedi la documentazione online dell’associazione ALCEI e la sezione “libertà e censura” di questo sito.

Un altro tentativo, palesemente in corso, è quello di “concentrare” la rete. Indurre il maggior numero possibile di persone a passare per pochi canali controllati dagli stessi grandi interessi che dominano i mezzi tradizionali. Cioè ridurre anche l’internet al modello “a senso unico” dei cosiddetti “mezzi di massa”.

Ci riusciranno? Probabilmente non del tutto. Una persona con adeguate conoscenze e risorse tecniche, e con una buona dose di curiosità e di pazienza nel cercare le strade meno ovvie, probabilmente potrà sempre sfuggire a qualsiasi censura o controllo. In un articolo dell’ottobre 1998 dicevo:

Finora in Italia siamo quasi completamente liberi. Ma se un giorno i “controllori” riusciranno davvero a limitare le nostre capacità di ricerca e di dialogo, allora per quelli come me non resterà altra scelta che trovare qualche percorso non controllabile, mettersi su un server in Ruritania con un’identità marziana, o in qualsiasi altro modo diventare un hacker, un bucaniere dell’informazione. Spero che non succeda mai... ma se succederà, cari lettori e care lettrici, ci daremo appuntamento sulla mia imprendibile nave fantasma in qualche invisibile baia della Tortuga.

L’immagine era ovviamente fantastica e scherzosa. Ma il problema c’è davvero. Non tutti e non sempre sentono il bisogno di “bucare” la barriera dell’informazione condizionata; o di scrivere o leggere qualcosa che possa dispiacere a censori e controllori. Ma è fondamentale che ognuno di noi abbia il diritto di farlo, se e quando ne avrà voglia; e senza bisogno di ricorrere a metodi più o meno “clandestini”. L’internet è una risorsa straordinaria per la nostra libertà di opinione, di esperienza e di conoscenza. Dobbiamo essere liberi di usarla come vogliamo, alla luce del sole, senza freni né controlli. E capaci di ribellarci con energia a qualsiasi tentativo di limitare questo nostro diritto.

Un altro diritto irrinunciabile è quello della privacy. Vi sono leggi sulla “riservatezza dei dati” che dovrebbero proteggerci, ma sono mal concepite e non funzionano come dovrebbero. Dobbiamo impegnarci, come cittadini, contro le molteplici violazioni (pubbliche e private) di questo diritto. E, come singole persone, evitare di cadere in qualcuna delle molte trappole tese in giro (non solo in rete) per impadronirsi dei nostri dati e manipolarli.


Anche sul tema della privacy vedi la documentazione nel sito ALCEI – e in quello di Andrea Monti. Di alcuni aspetti di questo problema si parla nel capitolo 48. Vedi anche Il commercio delle anime.

A proposito di “spionaggio” e controlli sulla rete (e altri abusi) vedi il capitolo 40.




Post scriptum – 20 aprile 2001

Mentre questo libro era in stampa, il 4 aprile 2001 è entrata in vigore in Italia una nuova “legge sull’editoria” mal concepita e confusa che contiene rischi di repressione e censura. Ha suscitato diffuse proteste e indignazione – cui sono seguite dichiarazioni del governo che sembrano “rassicuranti” ma non sono sufficientemente chiare. Solo da un’interpretazione, finora mancante, si potrà capire quanto davvero questa legge sia repressiva. Ma è comunque un ennesimo esempio di come i nostri legislatori siano ignoranti e superficiali riguardo all’internet e di quanto siano diffuse tendenze, più o meno travestite, a censurare la rete e limitarne la libertà. Vedi Una legge molto confusa e Timeo Danaos






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