onda
Le onde dei pensieri


 marzo 2004


Il telefono nemico
 
Giancarlo Livraghi   gian@gandalf.it



Il telefono è utile, comodo, confortante. Ma può essere fastidioso, invadente, ossessivo. Ci permette di parlare con chi vogliamo, quando vogliamo – e di essere tranquilli perché sappiamo che in caso di bisogno siamo reperibili. Ma può invadere la nostra vita con fastidiosa prepotenza, interromperci nel momento sbagliato, farci sentire “obbligati“ a rispondere a uno squillo imperioso quando vorremmo essere lasciati in pace.

Il telefono esiste da 127 anni, ma una larga diffusione è molto più recente (vedi il capitolo sul telefono nei cenni di storia dei sistemi di comunicazione). Comunque oggi è inimmaginabile un mondo passato, anche se non molto remoto, in cui comunicare non fosse così facile. Ed è diventata abituale, onnipresente, anche la telefonia mobile – utile e comoda quando serve, ferocemente fastidiosa quando ne diventiamo schiavi.

Siamo arrivati al punto in cui una persona civile non comincia una telefonata senza dire «scusami, ti disturbo?». Il fatto è che ormai siamo già stati disturbati, interrotti in qualsiasi cosa stessimo facendo... ma almeno quelle parole di cortesia ci alleggeriscono il malumore.

Abbiamo imparato, tanti anni fa, a difenderci. Con intelligenti segretarie che sanno quando interromperci e quando tenere cortesemente lontano chi ci telefona nel momento sbagliato. O con segreterie telefoniche che non solo ricevono comunicazioni quando siamo assenti, ma possono anche tenere a bada le telefonate quando non è il momento adatto.

Quindi è tutto tranquillo, sappiamo come gestire lo strumento per trarne tutti i vantaggi riducendo al minimo i fastidi? Purtroppo non è così.

Un giorno, più di dieci anni fa, quando avevamo i cellulari solo in automobile, in occasione di una festa aziendale alcuni miei colleghi organizzarono una serie di scenette satiriche. In quella che prendeva in giro me una persona cercava ripetutamente di entrare nel mio ufficio per parlarmi, ma mi trovava sempre impegnato al telefono. Così alla fine si sedeva nell’ufficio accanto e mi telefonava, mentre qualcun altro si affacciava invano alla porta.

Evidentemente, benché abbastanza addestrato a difendermi dalle invasività e dalle abitudini, non mi ero accorto di quanto fossi schiavo del telefono.

Già allora quel semplice apparecchio, se non lo sapevamo governare, poteva essere fastidioso e invadente. Ma non potevamo prevedere quanto le cose sarebbero peggiorate.

Le segreterie telefoniche sono diventate apparati infernali. Interminabili attese con varie musichette e voci melliflue che chiedono di restare in linea per tempi imprevedibili e spesso interminabili. Centralini che ci collegano a una linea su cui nessuno risponde – e senza possibilità di ritorno – così dobbiamo chiudere la comunicazione, richiamare il centralino, chiedere di un’altra persona, con il rischio di restare di nuovo imprigionati in un altro vicolo cieco. “Caselle vocali“ in cui tentiamo di lasciare messaggi con scarsa probabilità che qualcuno li ascolti. Eccetera...

Insomma un’infinità di automatismi che, anche quando non sono intenzionalmente ingannevoli o truffaldini, creano molti più problemi di quanti ne risolvono.

Sono diventati ormai leggendari quei terribili sistemi di risposta automatica con “premi 1, premi 2“ eccetera, ingestibili e malfunzionanti voci sintetiche o risposte prefabbricate... e infiniti altri congegni che sembrano fatti apposta per complicarci la vita.

Alcuni anni fa sembrava che si fosse capito il problema e che questi marchingegni fossero in via di estinzione (vedi Il pane spremuto e il limone tostato). Ma nonostante la loro ovvia inefficienza e fastidiosità continuano a esistere e a moltiplicarsi

Ci sono perfino uffici che non cambiano la registrazione quando sono chiusi. Così, se non conosciamo esattamente i loro orari, rischiamo di restare per ore o giorni in attesa di una risposta che non verrà.

Anche i nostri sistemi per difenderci dall’invasività altrui funzionano sempre peggio. Le segreterie telefoniche di dieci anni fa erano apparecchi semplici, funzionali e pratici. Ma non si trovano più. Sono state sostituite da aggeggi più costosi, enormemente più complessi, che funzionano malissimo.

Per impostare o modificare i più semplici dispositivi (come un messaggio di risposta) siamo costretti a seguire procedure snervanti. E occorre altrettanta fatica per disattivare funzioni fastidiose e indesiderabili. Sembrano progettate da qualcuno la cui missione è complicarci la vita e rendere incomprensibili non solo i molteplici bizantinismi dei loro assurdi arnesi, ma anche i voluminosi e indecifrabili manuali che dovrebbero servire a spiegarceli.

Sembrava sperabile che a qualcuno venisse l’illuminante idea di mettere in commercio macchine meno disumane. Invece si è fatto un ulteriore passo verso l’assurdo.

Oggi i sistemi cordless con segreteria imitano i telefoni cellulari. Forse non è probabile che, in quel modo, qualcuno confonda il cellulare con il telefono di casa. Ma il problema è un altro. Le funzioni sono miniaturizzate in un modo che, per quanto scomodo, può essere comprensibile in un telefono da portare in tasca, ma è totalmente privo di senso in un apparecchio che comunque rimane fermo e ha una base su cui è facile disporre i comandi fondamentali con pochi semplici pulsanti.

Dieci o cinque anni fa i telefoni cellulari funzionavano bene. Una rete efficiente fu uno dei motivi che ne accelerarono la diffusione. Ma ora l’affollamento e l’accavallamento di reti e funzioni sta rendendo la telefonia mobile sempre più complessa, pasticciata e malfunzionante. Quello che era nato come un servizio utile e pratico si è trasformato in un’invadente persecuzione e in una fonte continua di disagi e scomodità.

Con la nascita, trent’anni fa, della posta elettronica, ci fu offerto uno strumento per liberarci dalla schiavitù delle interruzioni inopportune e delle risposte immediate. Ognuno scrive quando gli è comodo, ognuno risponde quando vuole.

Ma ci sono masochisti che permettono a un sistema automatico di disturbarli nel momento meno opportuno con un segnale di “messaggio in arrivo“. E c’è perfino chi si fa raggiungere da quegli avvisi sul cellulare.

Il telefono, usato bene, è una risorsa utile, pratica, talvolta piacevole. Non è, per sua natura, un nemico dell’umanità. Come scrivevo nel marzo 1999 – Le macchine non sono cattive, ma sono molto stupide.

Se vogliamo che il telefono, come gli altri strumenti dell’informazione e della comunicazione, ci sia utile e amico, dobbiamo imparare a governarlo meglio – e dobbiamo favorire lo sviluppo di tecnologie più funzionali, più semplici, più adatte e meglio adattabili all’infinita e soggettiva varietà delle esigenze umane.



A questo proposito vedi anche:

Il letargo dell’ergonomia
La congestione comunicativa
La congestione tecnologica
La congestione delle onde
Le ambiguità dell’innovazione
La stupidità delle tecnologie



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