labirinto
Il filo di Arianna


Mediaforum – novembre 2001



La “crisi” che non c’è

Credevo di non doverne parlare più. Ma continua il piagnisteo su crisi immaginarie. Ci sono i “pessimisti” che si piangono addosso e vanno in cerca di sovvenzioni. Gli “ottimisti” che parlano di ripresa e di rilancio ma sbagliano se credono di riuscirci seguendo modelli che si sono dimostrati sbagliati. E gli “avidi” che si mettono in testa di far pagare ciò che è “gratuito” e, secondo loro, deve essere spietatamente “monetizzato”.

L’internet continua a crescere. Per quanto riguarda la situazione in Italia, il fatto positivo è che si vedono meno spesso cifre sballate o proiezioni irreali. Fonti diverse danno informazioni meno discordanti – e questo è un buon segno. Ma ci sono alcuni dati non entusiasmanti. Sembra che il numero delle persone online nel nostro paese stia aumentando meno velocemente nel 2001 che negli anni precedenti. Ma è probabile che si tratti di una fase di assestamento e che la crescita continui. Non ha senso parlare di “crisi” – anche se l’attività in rete dell’Italia è ancora sotto la media dell’Unione Europea. (Vedi i recenti aggiornamenti dei dati sull’uso dell’internet in Italia e sullo svIluppo in Europa).

Siamo lontani da una “saturazione”. Secondo i dati del Censis (confermati anche da altre fonti) meno di due terzi delle persone che hanno un computer in casa hanno un collegamento all’internet; e poco più di metà delle persone che hanno una connessione alla rete ne fanno un uso “abituale”. Tutte le ricerche confermano che fra le persone online sono sempre meno rilevanti le differenze per reddito, livello scolastico, professione eccetera. Insomma l’internet c’è, sta diventando “per tutti” – e sono molte le persone che ancora non si collegano ma potrebbero farlo facilmente se lo volessero.

La domanda fondamentale è una: che cosa se ne fanno? Le offerte disponibili (che continuano a crescere e moltiplicarsi) sono sufficientemente interessanti, utili, ben funzionanti, adatte ai desideri e agli interessi delle persone? La risposta, tristemente evidente, è no.

Invece di parlare di una crisi che non c’è, o tentare un “rilancio” impossibile seguendo gli schemi che finora hanno fallito, occorre un serio ripensamento di metodo, di impostazione e di strategia. Le soluzioni invasive non funzionano. Le proposte generiche a vaghe non sono interessanti. Non serve moltiplicare “portali” ambiziosi quanto inutili. Occorre concentrarsi su proposte precise e coerenti. Una maggiore aggressività senza adeguati contenuti produce solo un aumento della delusione e del fastidio. I “grandi numeri” contano poco o nulla (per non parlare del fatto che spesso sono truccati). La “sete di guadagno immediato” non porta solo a cercare di “monetizzare” ciò che nessuno è disposto a pagare ma anche a deformare servizi e contenuti fino a renderli inutilizzabili. Non è uno strumento per aggiustare bilanci sballati. È autolesionismo, quando non è un suicidio.

Ci vuole più pazienza, più voglia di sperimentare e imparare, soprattutto una più seria cultura di servizio. Se non si ha qualcosa di utile da offrire è meglio non essere in rete. Se non si sa fare altro che un sito web intasato di orpelli e apparenze è meglio chiuderlo e ripensare da zero. Se non si è in grado di mantenere le promesse è meglio non farle. Si sono spenti molti entusiasmi di qualche anno fa? Meglio così. Perché erano basati su fantasie irreali, sull’attesa di miracoli impossibili.

Non possiamo parlare di “maturità” della rete perché è ancora un fenomeno in sviluppo e in evoluzione. Benché l’internet esista da trent’anni metà delle persone online oggi la conoscono da meno di due. Ma non è ragionevole pensare che sia qualcosa di così nuovo che ognuno possa inventarselo come gli pare – né che le persone online siano sciocche, immature e facili prede di qualsiasi specchietto per le allodole. Anche quelle “inesperte” non sono stupide. Imparano presto a trovare la loro strada. Oppure si stufano e se ne vanno.

Da molti anni si sono accumulate esperienze chiare e precise. La struttura vera della rete non è basata su novità tecniche ma sul comportamento umano che conosciamo da secoli. La differenza – rispetto agli altri sistemi di comunicazione – sta nel fatto che il contatto è più diretto, la partecipazione è più attiva, gli interlocutori (siano o no clienti o “consumatori”) sono più attenti e più esigenti.

Una bella scuola, e un’eccellente occasione, per chi ha voglia di impegnarsi e di offrire valori concreti. Una delusione inevitabile per chi crede di potersela cavare con qualche artificio tecnico o trucco di apparenza – o, peggio ancora, con sgradita e sgradevole invasività.


Giancarlo Livraghi     gian@gandalf.it





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