L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini

di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 36
I “portali” e i “motori”


Da un paio d’anni è venuto di moda parlare di “portali”. C’è una certa confusione su che cosa voglia dire questa parola. Sembra che ogni sito web debba cercare di trasformarsi in un “portale” – e questa è ovviamente un’assurdità. Se è sbagliato in generale pensare alla rete come un sistema “sito centrico” (vedi il capitolo 25) è ancora peggio credere che tutto debba concentrarsi su pochi siti che diventino punti fissi di riferimento per l’accesso alla rete.

Che cos’è un “portale”? Il termine portal, ovviamente, è stato coniato in America; ma descrive con una certa chiarezza la natura dell’oggetto. Si tratta, davvero, di una “grande porta”, come quella di un tempio o di un immenso palazzo – o come quelle che si aprivano nelle mura delle città fortificate. I modelli “storici” negli Stati Uniti risalgono ai tempi in cui non c’erano accessi “per tutti” all’internet: Compuserve (dal 1979) e America OnLine (dal 1985) erano “grandi BBS” che offrivano estesi servizi ai loro clienti, comprese le mall, o centri commerciali. Ancora oggi AOL è il “punto di accesso” alla rete per venti milioni di americani. Nel frattempo ha comprato Compuserve e Netscape; e ora si sta fondendo con Time Warner (un gigantesco sistema editoriale e televisivo) creando una delle più grandi “concentrazioni” nel sistema informativo mondiale.

Con la diffusione dell’internet, il ruolo tradizionale dei “portali” sembrava esaurito. Invece continuano a crescere e a moltiplicarsi, e nascono continuamente nuove presenze che vogliono occupare quel ruolo. Hanno origini diverse. Alcuni erano nati come repertori o “biblioteche”. Altri come “motori di ricerca”, come fornitori di connessione o come produttori di software.

In particolare la Microsoft, che qualche hanno fa aveva completamente “perso l’autobus” perché non aveva capito l’importanza dell’internet; ma si serve del suo monopolio nel software per assumere un “ruolo dominante” anche nella rete.

Altri ancora sono gruppi editoriali o imprese televisive o cinematografiche, cioè hanno origini esterne alla rete, ma vogliono trovare uno spazio nei nuovi sistemi di comunicazione. Il quadro è ulteriormente complicato (come in quasi tutti i settori dell’economia) da frequenti fusioni e acquisizioni.

Tutti cercano di “convergere” nello stesso ruolo: diventare il “punto privilegiato di accesso” per il maggior numero possibile di utenti. Insomma il “portale” tende a dire: «Perché vuoi faticare a cercare cose in giro per la rete? Vieni da me, che ci penso io».

Il motivo è abbastanza ovvio: chi riuscirà a controllare il flusso sarà in grado di guadagnare offrendo il “parco di utenti” alle imprese che hanno qualcosa da dire o da vendere. Che ci riescano... è discutibile. Per due motivi. Uno è che le persone più attive in rete (che sono anche l’obiettivo più interessante per chi ha qualcosa da vendere) imparano presto a trovare la loro strada, a scegliere secondo le loro esigenze, e quindi a sottrarsi a ogni tentativo di “incanalare” le loro scelte. L’altro è che i contendenti al ruolo di “portale” sono così tanti che nessuno riesce a prendere il sopravvento. (Sulla “guerra dei portali” vedi il capitolo 16 di La coltivazione dell’internet).

Conviene affidarsi a un “portale”? No. Non sono molto ben fatti; e anche se lo fossero non potrebbero mai essere una guida adatta a ciascuno di noi. Perché è impossibile interpretare bene tutte le esigenze individuali; perché anche se volessero darci un servizio “disinteressato” sarebbero influenzati dalla mentalità e dalle preferenze di chi lo organizza. E perché non sono “obiettivi”. Le loro scelte sono influenzate da fatti commerciali: dai loro scopi economici e da quelli di chi li paga per “incanalare” il traffico. Se un sito online ha esplicite e dichiarate intenzioni commerciali, sappiamo prima ancora di entrare quali sono le sue intenzioni. Se si traveste da “portale” la cosa è molto meno chiara. Questo non significa che tutti i “repertori” siano inutili. Se impariamo a usarli bene, possiamo trovare utili servizi e anche indicazioni di percorso. Ma ci conviene scegliere, secondo il caso, il servizio che meglio si adatta al nostro scopo; e armarci di una ragionevole diffidenza. L’indicazione che mi danno è quella che mi serve o è “pilotata” da qualche interesse? Con un po’ di pratica e di attenzione, non è difficile capirlo.

Ci sono casi abbastanza bizzarri. Per esempio un repertorio internazionale ha un sistema automatico che suggerisce l’acquisto di prodotti o servizi, secondo l’argomento su cui si sta facendo una ricerca. Il risultato è che se stiamo cercando “anima” spunta un testo che dice “se vuoi comprare un’anima vai sul sito del negozio tal dei tali”. Se andiamo a vedere, scopriamo che non è un servizio per Mefistofele ma vende cibo e accessori per animali domestici. (Questo esempio è immaginario – ma somiglia a molti casi veri).

Ci sono “suggerimenti commerciali” meno bizzarri. Per esempio può essere interessante sapere quali libri sono disponibili sull’argomento che ci interessa. Il link che ci offrono ci spedisce nel catalogo di una libreria. Sembra “comodo” ordinare subito il libro... ma non sempre è la scelta migliore.

Comunque è sempre meglio frenare il dito prima di “cliccare”. Se abbiamo trovato un libro che ci interessa, è meglio ordinarlo online o prenderlo dalla libreria vicino a casa? Se lo vogliamo ordinare online, è quella la libreria che preferiamo? E comunque... non conviene comprare un libro per volta, perché le spese di spedizione sono più basse se ne ordiniamo cinque o sei insieme. Vedi il capitolo 54 su come comprare online.

Fra le varie categorie di soggetti che oggi si propongono come “portali” ce n’è una che merita un approfondimento. I cosiddetti search engine o “motori di ricerca”. Sono migliaia ed è diventata un’impresa quasi impossibile catalogarli. Non tento di farne un’analisi, perché sarebbe lunga e perché in pochi mesi rischierebbe di non essere aggiornata.

Su Beaucoup si trova un catalogo di più di 2000 “motori”. Un elenco dei “principali” si trova sul sito italiano motoridiricerca. Nel “portolano italiano” ci sono descrizioni dei più importanti “motori” e altri sistemi di ricerca. Quell’elenco è un po’ vecchio (l’ultimo aggiornamento è del 1998) ma dà un’idea della molteplicità e varietà delle soluzioni disponibili. Sui problemi dei “motori di ricerca” vedi l’ultima parte dell’appendice 1.

Fra i più grandi “motori” ci sono ancora gli stessi che conoscevamo qualche anno fa: Altavista, Excite, Hotbot, Lycos... eccetera.

Uno dei motori “storici”, Infoseek, è stato acquistato dalla Walt Disney e ora si chiama Go. Sembra in decadenza e fortemente viziato da fattori “commerciali”. Non è all’altezza dei sistemi più efficienti.

Se ne è aggiunto uno nuovo, grosso, potente ed efficiente, che si chiama Google. Molte persone che usano abiitualmente la rete (me compreso) lo considerano il migliore.

Google ha un sistema particolarmente interessante di “graduatoria”, basato non su analisi semantiche ma sui percorsi in rete. Come ogni automatismo, non è perfetto; ma funziona meglio degli altri nel proporre le fonti più aderenti all’argomento richiesto. Inoltre Google promette formalmente di non "“vendere” le posizioni in graduatoria né lasciar influenzare in alcun modo la ricerca da particolari interessi o condizionamenti commerciali – mentre molti dei suoi concorrenti sono inquinati da fattori di quel genere.

Un altro servizio molto noto, e che esiste da sei anni, è Yahoo; ma non è un “motore di ricerca” automatico, è un repertorio che tenta di offrire un “catalogo ragionato” delle informazioni disponibili online.

L’impresa di catalogare i contenuti della rete è diventata praticamente impossibile; ma Yahoo è ancora uno strumento utile come primo passo per ricerche “estese”, cioè quando si vuole esplorare un argomento senza puntare su uno specfico titolo o autore. Per la funzione “motore di ricerca” usa Google. Come altri... Yahoo ha aggiunto al suo ruolo originale varie attività commerciali, che ne confondono il ruolo e l’identità. Oggi molte delle sue segnalazioni sono “a pagamento” e questo peggiora notevolmente la qualità del servizio. Ce n’è una versione italiana.

Ci sono anche i cosiddetti “metamotori”, cioè sistemi che vanno a cercare nei motori di ricerca. Come per esempio Dogpile e Metacrawler. Fra i “motori” italiani, i più noti sono Arianna, Il Trovatore e Virgilio.

Con Arianna e con Il Trovatore (che è collegato con Google) è possibile fare anche ricerca internazionale. Arianna ha un’interessante funzione “escludi sito”; è lenta e noiosa, ma aiuta a semplificare la ricerca. Alcuni “portali” italiani, hanno sviluppato propri sistemi di ricerca online: per esempio Kataweb e Dada. Funzionano discretamente... ma non offrono alcun vantaggio rispetto agli altri “motori”.

Chi si affaccia per la prima volta in rete è indotto, di solito, a pensare che sia facile trovare ciò che si vuole. Ma la cosa è tutt’altro che semplice. Senza entrare in dettagli tecnici... il fatto è che le dimensioni della rete sono così vaste, e la quantità del materiale così grande, che nessuno riesce a catalogarla. Alcuni dei motori di ricerca sono molto potenti: riescono a esaminare fino a un miliardo di pagine online (ma ce ne sono molte di più). Il problema è che possono non trovare ciò che cerchiamo, o trovare troppo. Se con una certa “chiave” di ricerca ci vediamo scodellare centinaia o migliaia di indirizzi, scoprire quello giusto è come cercare un ago in un pagliaio.

Ci sono accorgimenti tecnici, come le cosiddette funzioni “booleane”, che permettono di “raffinare la ricerca”. Se ne trova una spiegazione su Altavista e anche nelle pagine informative di altri “motori”. Ma anche con soluzioni complesse non sempre è facile restringere la ricerca a ciò che si vuole trovare.

Il concetto fondamentale è abbastanza ovvio e intuitivo. Se la mia “chiave” di ricerca è molto precisa (per esempio di un certo testo conosco esattamente il titolo e l’autore) le probabilità di trovare ciò che voglio sono abbastanza alte. Ma chi usa un “motore” per cercare “tutto sull’astronomia” si perde inevitabilmente in una dispersione di dimensioni galattiche.

Insomma i “motori di ricerca” sono solo uno dei tanti modi per esplorare la rete. Qualche volta sono utili; ma in molti casi non sono lo strumento più efficace. Ci sono molte altre possibilità. Man mano che si conosce meglio l’ambiente, si scopre dove è più facile trovare informazioni e aggiornamenti sugli argomenti che ci interessano. Ovviamente le fonti “specializzate” (perché dedicate a un tema specifico o perché corrispondono a un certo nostro modo di pensare) sono quelle che ci danno un servizio migliore. Ma lo strumento più efficace è sempre il tessuto dei rapporti umani. Cioè il “passaparola”, come vediamo nel prossimo capitolo.






Su questo argomento c’è una vignetta che non compare nel libro stampato, ma che avevo già pubblicato online. È la traduzione di un cartoon di Illiad (J. D. Frazer) del 14 gennaio 2001 (come quella sugli interventi “polizieschi” nel capitolo 40 e quella a proposito di spam nel capitolo 44).


portale

Mi sembra che riassuma efficacemente le intenzioni di molti “portali”.






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