labirinto
Il filo di Arianna


gennaio 2008

Giancarlo Livraghi – gian@gandalf.it


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(migliore come testo stampabile)



La stupidità della critica



Il potere della stupidità è così insidioso che si può manifestare anche quando si tenta di correggerlo (o si crede di approfittare della stupidità altrui). Vedi Il circolo vizioso della stupidità. Uno degli aspetti di questo problema è che la critica può essere ancora più stupida delle stupidaggini che vuole criticare. È un fatto evidente nei dibattiti politici (e politologici) e nei conflitti ideologici o di interessi, ma è ricorrente anche in molte altre circostanze.

La critica è importante, è necessaria, è una condizione indispensabile di libertà e di sviluppo della conoscenza. Ognuno ha il diritto di criticare come vuole. A chi è criticato conviene ascoltare, capire, imparare. Se ha sbagliato, ha un’occasione per correggersi. Se dice o fa cose che considera giuste, ma non sono capite, ha uno stimolo a cercare di spiegarsi meglio.

Chi si considera immune da ogni critica, o “superiore” a chiunque “si permette” di non essere d’accordo, non è solo arrogante. È anche stupido.

Essere criticati non è una sofferenza, né un segnale di debolezza. Se tutti sembrano essere d’accordo con ciò che facciamo o diciamo, abbiamo motivo di preoccuparci. O siamo così banali da trovare un facile consenso, o stiamo ascoltando solo chi ci è favorevole (oppure, per uno di tanti possibili motivi, non ha voglia di esprimere le sue opinioni).

Anche quando non ci sono critiche esterne, o non sono interessanti, è sempre importante l’autocritica. Uno degli esercizi fondamentali per tenere in funzione la mente è mettere continuamente alla prova le nostre convinzioni e opinioni, le cose che “crediamo di sapere” ma potremmo capire meglio.

Perciò la critica è sempre intelligente, utile, educativa? Purtroppo no. Leggiamo e ascoltiamo molte critiche, su ogni sorta di argomenti, che non solo non ci aiutano a capire, ma confondono anche cose che sarebbero chiare se qualcuno non si dedicasse all’arte perversa di renderle meno comprensibili.

È ovviamente stupida, deviante (e, a gioco lungo, autolesionista) la critica “di parte”. Dettata dallo schieramento politico, dalla “tifoseria“, dall’orientamento culturale, dai campanilismi o nazionalismi o parrocchialismi e da un’infinità di altri pregiudizi. (Vedi La stupidità del “fondamentalismo”). Dopo aver sentito dire mille volte che i bizzirri hanno sempre ragione e i bizzorri hanno sempre torto – e viceversa – alla fine la deduzione più ragionevole è che gli uni e gli altri non sanno di che cosa stanno parlando.

Questa è la più evidente stupidità della critica – ma non è l’unica. Ci sono gli errori di prospettiva. Se qualcuno ha sbagliato perché ha un punto di vista ristretto o deviante, può essere molto utile una critica che collochi il ragionamento in un quadro più significativo. Ma accade, troppo spesso, che la critica sia altrettanto deviata e deviante – e tutto si riduca a una polemica insensata.

C’è il pregiudizio. Chi critica si basa sui suoi preconcetti anziché cercare di capire. Spesso si tratta di interessi personali o di categoria, che è legittimo difendere (se lo si fa in modo esplicito e dichiarato) ma si traducono facilmente in deformazioni arbitrarie che servono solo a confondere l’argomento. Ma ci sono deviazioni altrettanto pericolose che non derivano da un’intenzionale posizione pro domo sua. Ignoranza, superficialità, luoghi comuni, frettolosi malintesi, errori di comprensione, possono spesso indurre a criticare prima di aver capito.

La critica, naturalmente, non è sempre negativa. Il compito di un critico è anche “dire bene” di ciò che considera apprezzabile. Ma l’elogio può essere stupido quanto il dissenso. La critica può essere irritante, ma è ancora peggio avere consensi sciocchi o superficiali applausi da claque.

La satira, l’umorismo, l’ironia non sono solo divertenti, sono anche risorse dell’intelligenza e della conoscenza. Ma c’è troppa comicità banale, pretestuosa, inconcludente. Se il signor X dice cose che ci sembrano sbagliate a proposito di un qualsiasi argomento, vediamo di criticarlo, o anche di prenderlo garbatamente in giro, per le sue opinioni. Ma è irrilevante (e serve solo a confonderci le idee) soffermarci sul fatto che ha il naso storto o che a sua zia non è riuscito bene il sufflé.

L’autocritica e l’autoironia sono risorse importanti. Ma possiamo sbagliare anche nel vautare le nostre idee e i nostri errori. Essere troppo teneri, badando solo alle scicchezze meno preoccupanti. O troppo ansiosi, considerando imperdonabili gli sbagli e le distrazioni che sono esperienza quotidiana di ogni essere umano. Un punto di vista esterno puņ aiutarci a capire meglio. Come l’opinione di una persona davvero amica, e perciò sincera – o le incomprensioni che ci inducono a chiederci se ci sappiamo spiegare bene.

L’arroganza merita di essere criticata e derisa. Ma quanti critici sono arroganti quanto o più delle persone, idee e comportamenti con cui non sono d’accordo?

Non si tratta di umiltà. A parte il fatto che molti si atteggiano a “umili” mentre non lo sono, è meglio avere il coraggio delle proprie opinioni, dire con chiarezza ciò che si pensa, specialmente quando si hanno le basi per conoscere bene l’argomento. Ma quanto spesso ci capita di ostinarci invece di ascoltare?

Insomma essere coscienti della stupidità altrui non è un buon motivo per lasciar crescere la nostra. Non si finisce mai di imparare. Quando sentiamo o leggiamo un’affermazione stupida, proviamo a chiederci come è nata quella stupidità e se possiamo imparare qualcosa dalla sua origine. Se qualcuno critica ciò che ci sembra criticabile, non per questo dobbiamo credere che abbia “sempre ragione”, né che sia da condividere il modo (e il motivo) del suo atteggiamento.

Le “conversazioni da bar sport” possono divertire, o fare arrabbiare, i tifosi. Ma non aumentano di un milligrammo la capacità di capire. E ovviamente questo non accade solo nel gioco del calcio o in altre vicende agonistiche, ma su ogni sorta di argomenti.

La critica non ha l’obbligo di essere “obiettiva”. È inevitabile, e può essere utile, che ci siano atteggiamenti e posizioni diverse. Ma cerchiamo di ricordarci che nessuno è mai “onnisciente” e che un granello di conoscenza, o l’utile nascita di un dubbio, possono venire anche da opinioni o affermazioni che, a prima vista, ci sembrano completamente stupide.

Quando avrò finito di scrivere queste righe, andrò a leggere i giornali di oggi. So che ci troverò, come sempre, un mare di banalità, di disquisizioni su cose che non mi interessano, di statistiche sballate, di balordaggini su argomenti che conosco meglio di chi ha scritto un certo articolo, di stupidaggini e superficialità, di commenti che mi sembrano sbagliati, confusi o incomprensibili. Ma dovrò stare attento (come cerco, per quanto possibile, di fare tutti i giorni) perché in una delle tante pagine potrebbe esserci qualcosa di meno ovvio, che mi aiuta a capire.

La stupidità è imperversante, la “disinformazione” e la superficialità sono impressionanti. Ma è altrettanto stupido criticare prima di esserci chiesti se ci può essere qualcosa di sbagliato nelle nostre opinioni o in ciò che crediamo di sapere.





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