L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini
di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 23
Come “potrebbe essere”


Prima di riportare qui un vecchio articolo, che avevo scritto alla fine del 1997, mi sono chiesto se è giusto inserirlo in un libro che parla di realtà quotidiana e non di sogni. Ma credo che sia bene, qualche volta, sognare un po’. E se siamo costretti a vivere con sistemi che non sono il massimo dell’efficienza, non mi sembra inutile dedicare due o tre pagine a come potrebbe (anzi dovrebbe) essere il nostro modo di usare la rete.

Mentre un altro articolo, L’anima e il corpo, continua a essere letto e discusso dopo quattro anni, questo è dimenticato da quasi tutti. È comprensibile. Come è giusto, c’è molto più interesse per i rapporti umani che per le tecnologie. E siamo talmente assuefatti alle scomode e inefficienti risorse oggi diffuse che ci sembra tempo perso ipotizzare soluzioni più ragionevoli. Ma non mi sembra ragionevole rinunciare a immaginare “come potrebbe essere”.


* * *


Il titolo dell’articolo era Finalmente! tutto funziona. E diceva così:

Sono con alcuni amici in una simpatica trattoria di campagna. Prima di metterci a tavola, parliamo un po’ di cose che abbiamo letto e scritto. Infiliamo le nostre schede tascabili nel computer che è a disposizione dei clienti e ci scambiamo alcuni testi (naturalmente non ci sono problemi: tutti i software di tutti i computer sono perfettamente compatibili con tutti gli altri). Gli amici leggono il testo di un articolo che ho appena finito di scrivere; faccio alcune modifiche seguendo i loro suggerimenti e poi lo mando all’editore.

L’oste ci chiede consigli. Andiamo su alcuni siti e gli mostriamo le cose che gli interessano. C’è qualche novità, che preleviamo e mettiamo in memoria nelle nostre schedine.

Il risotto è ancora in cottura; ne approfitto per leggere la posta, con il programma che ho personalizzato nella mia scheda tascabile. Trovo un messaggio da un mio amico in Senegal: parla dei progressi economici e sociali che si stanno sviluppando da quando tutti i villaggi sono collegati via satellite con i nuovi computer supereconomici a batterie alimentate da pannelli solari.

Più tardi, a casa, trovo una busta che contiene un mini-cd della GoodSoft, con una nuova versione del mio word processor preferito. La lettera di accompagnamento spiega che, naturalmente, è compatibile con USOS (Unified Standard Operating System) e con tutti gli altri software di scrittura, comprese le vecchie versioni.

C’è anche l’ormai rituale paragrafo in cui si spiega che l’uso di software non registrato è depenalizzato e comunque la GoodSoft non perseguita i suoi clienti con azioni legali; quindi si basa sulla mia cortesia per chiedermi (sempre che il software sia di mio gradimento) una quota di registrazione di 20 euro, con cui avrò accesso al loro servizio speciale di supporto online e ad alcune opzioni in più rispetto alla versione standard.

Lo installo subito. Il programma di setup offre una semplice e chiara finestra con la scelta di tutte le funzioni; ci sono circa 50 opzioni, di cui installo le 8 che mi servono davvero, più tre o quattro non necessarie ma divertenti (in totale, tre megabyte). Quelle che non installo si possono usare direttamente dal minidisco.

Il programma è ottimo. Hanno ancora migliorato la funzione di trasformazione istantanea da documento formattato per scrittura a HTML e viceversa. Mi piace anche la gestione universale delle lettere accentate, che passano senza problemi da qualsiasi tipo di formato a qualsiasi altro (compreso il “puro testo” WUSCII, Worldwide Unified Standard Code for Information Interchange, che ha sostituito il vecchio ASCII).

Hanno tolto qualche bug che era rimasto nella conversione fra gli alfabeti (greco, cirillico, arabo, ebraico e latino); ora funziona veramente bene (ma non è ancora a posto il trasferimento dal cinese).

Naturalmente contiene già i correttori ortografici in sette varianti dell’inglese (compresa quella indiana) e in italiano, francese, tedesco e spagnolo. Per chi si registra, sono disponibili 112 lingue e 456 dialetti.

Sono convinto. Con un istantaneo collegamento online a un “server sicuro” pago i 20 euro; poi (tanto per divertirmi) prendo i correttori ortografici milanese, napoletano, siciliano, genovese, provenzale, catalano, latino e greco; più l’arabo e il turco, per una mia amica che sa quelle lingue.

Trovo alcune offerte online, fra cui un interessante nuovo OCR per lo scanner (che naturalmente interpreta le accentate e usa i correttori ortografici che ho installato nel programma di scrittura). Lo prelevo con un download di pochi minuti. Credo che lo adotterò e pagherò la registrazione (volontaria) di 50 euro.

Intanto leggo di nuovo la posta elettronica: trovo un messaggio della mia abituale libreria telematica, in cui annuncia l’attuazione pratica del nuovo accordo fra gli editori e i servizi postali per produrre libri in un formato standard, che costano la metà del normale prezzo di copertina e possono essere spediti per “posta celere” in 86 paesi con una spesa di 4 euro per pacco e 0,50 per libro; consegna entro quattro giorni. Dicono che i primi 100.000 titoli saranno disponibili fra un mese.

Nel frattempo il computer ha impaginato su misura e stampato le mie copie di tre quotidiani, con la solita sintesi delle notizie più importanti e l’abituale scelta dei miei argomenti (e autori) preferiti. Do un’occhiata al sommario e con tre clic ordino di aggiungere altri due articoli che mi interessano e l’elenco (con relative critiche) degli spettacoli a Napoli per i prossimi 15 giorni, perché fra una settimana sarò lì e avrò una sera libera. Più tardi mi ricollego, prenoto l’albergo e compro i biglietti per il viaggio e per il teatro.


Poi... mi sono svegliato.


* * *


Era un sogno, al tempo in cui l’ho scritto. Ed è, in gran parte, un sogno ancora oggi. Quelle soluzioni, così pratiche e semplici, possono sembrare strane a chi è abituato alla situazione assurda e confusa in cui ci troviamo. Ma sono tutte possibili. Purtroppo l’evoluzione delle tecniche e dei servizi continua in una direzione che offre (almeno per ora) rapidi guadagni a pochi grandi interessi ma non conviene a tutto il resto dell’umanità. Un giorno questo percorso si dovrà invertire. Ma non è facile capire come e quando accadrà.




Le cose raccontate nel “sogno” non sono fantasie, né ipotesi “avveniristiche” . Sono tutte realizzabili in base a possibilità tecniche che esistono da parecchi anni. Quando scrissi quell’articolo, lo controllai con diverse persone molto più esperte di me in fatto di tecnologie. Mi dissero «Tutto ciò che immagini è perfettamente possibile. I motivi per cui queste cose non ci sono dipendono da tutto fuorché dalle possibilità tecniche».

Quando uscì quell’articolo mi arrivarono parecchi messaggi. Tutti di consenso. Qualcuno diceva «Ti avevo preso per matto fino a quando ho letto la conclusione». Qualcun altro «Sono proprio arrabbiato, perché sarebbe davvero facile fare tutte queste cose».. Ma gli anni passano e il problema rimane.

Per una spiegazione di come si potrebbe fare, c’è una FAQ online con domande e risposte. Il problema non sta nelle risorse tecnologiche, ma nella volontà di usarle in modo più adatto alle esigenze delle persone e della società.

        Vedi anche
        Il pendolo di Ermete e l’arte della leggerezza
        Il computer a manovella e la crisi del millennio.






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