L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini
di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 18
Il linguaggio


Sui linguaggi della rete c’è parecchia confusione.

Per evitare ogni possibile equivoco, vorrei chiarire che qui parlo di linguaggio nel senso umano (se vogliamo, semantico) della parola.. Non delle tecnologie usate nell’internet e chiamate – correttamente – “linguaggi”; che sono tutt’altra cosa. Per esempio HTML (HyperText Markup Language) – vedi l’inizio del prossimo capitolo.

Le tecnologie disponibili offrono molte possibilità; ma ciò non significa che debbano essere usate tutte. Da che mondo è mondo, abbiamo molti modi diversi di comunicare. Ma ciò non significa che ogni volta che parliamo con qualcuno dobbiamo metterci a cantare, o che ogni volta che vogliamo esprimere un’opinione sia necessario spiegarci con un disegno. (Vedi il capitolo 16 sul falso concetto di “multimediale”).

Con la diffusione di tecnologie che permettono di trasmettere più facilmente immagini, suoni e anche (“carico di banda” permettendo) animazioni, si è creata la strana percezione che l’internet sia un ambiente prevalentemente “audiovisivo”. Non è vero. Potrei ricorrere a molte fonti diverse su questo argomento... ma è molto chiara quella che avevo già citato in un altro libro. Diceva Don Tapscott in Growing up Digital (1998):

L’umanità sta ritornando alla parola scritta. Siamo arrivati a un altro grande ciclo di cambiamento, dalla magia della televisione alla magia dell’interattività. L’introduzione di molteplici forme espressive in questo nuovo ambiente non cambierà l’importanza della parola scritta come la forma principale di dialogo.

Qualcuno pensa che le persone adulte siano più abituate alla lettura, e che i giovani invece siano irrimediabilmente “audiovisivi”. Anche questo non è vero. Il libro di Tapscott da cui ho ricavato questa affermazione è dedicato al comportamento degli adolescenti in rete e basato sulle loro opinioni e testimonianze.

Mi sembrano esagerate le opinioni di chi pensa che i messaggi SMS (di cui si è parlato nel capitolo 9) siano la nascita di una nuova forma letteraria. Ma anche quel tipo di corrispondenza è un ritorno alla parola scritta. Non sempre i “messaggini” sono banali – e la loro forzata brevità può essere un buon esercizio.

Da quando ha scritto quelle osservazioni sono passati tre anni – e imperversano più che mai concezioni “televisive” dell’internet. Ma la situazione non è cambiata. L’elemento portante della rete rimane la parola scritta.

Per capire come funziona il linguaggio della rete, può essere utile paragonarla ad altri modi di comunicare. Con la premessa, forse necessaria, che non sto confrontando “mezzi”, ma sistemi; l’internet non è un “nuovo mezzo”, ma un ambiente in cui possono svilupparsi molti media diversi. Così come il rapporto fra chi legge e la carta stampata non riguarda solo i giornali; e la visione di immagini in movimento su uno schermo non è propria solo della televisione.

Forse perché si guarda su uno schermo, molti pensano che la rete somigli alla televisione. Invece è molto più simile alla stampa – con importanti differenze dovute alla struttura “ipertestuale”. Questa tabella riassume alcune caratteristiche di tre modi di comunicare.



Televisione
 
Stampa Rete
Immagine, suono,
movimento
Testo e immagini
Testo e immagini
(possibile suono e movimento)
 

Tempo obbligato
(tempo di visione-ascolto
determinato dall’emittente)

 
Tempo soggettivo
(tempo di lettura
deciso da chi legge)
Tempo soggettivo
(tempo di lettura
deciso da chi legge)

Ricezione passiva
 
Lettura attiva Lettura e ricerca attiva

Scarsa possibilità
di approfondimento
 
Buona possibilità
di approfondimento
Possibilità molto estesa
di approfondimento

Tempo limitato
 
Tempo illimitato Tempo illimitato
Ora o mai più
(basta un momento
di distrazione
e il messaggio, se non sarà
ripetuto quando la stessa
persona è in ascolto,
è perduto per sempre)
Possibilità di ritornare
(fino a quando si conserva
un libro, un giornale
o una rivista – o un ritaglio
o una fotocopia)

Possibilità di ritornare
senza limiti di tempo
(finché un testo rimane in rete
possiamo sempre ritrovarlo,
anche se non l’abbiamo
conservato “su carta”
o nella memoria
del nostro computer)

 

Visione spesso collettiva
 
Lettura individuale Lettura individuale

  Difficilmente conservabile
(quasi nessuno registra)
 
  Facilmente conservabile   Facilmente conservabile


Come si può constatare, la struttura del messaggio in rete è molto più simile alla “carta stampata” che alla televisione. Con una differenza fondamentale: l’assai maggiore possibilità di approfondimento, e di gestione da parte del lettore, offerta dalla comunicazione elettronica. Alcune scelte sbagliate, nell’uso della rete, sono dovute alla pigrizia.

Per esempio... uno dei compiti più faticosi, dopo un congresso o convegno, è produrre gli “atti”. Scrivere, redigere, organizzare, stampare. Ma ora... ci sono le nuove tecnologie... così non si producono documenti “stampati”, si dice “metteremo tutto online”. Molti si dimenticano di farlo. Altri si limitano a mettere in rete qualche “diapositiva” e gli interventi in “audio”. Il materiale così presentato è praticamente inutilizzabile.

Se qualcuno vuole citare un intervento non può prelevare il testo ma è costretto a “dedurlo” a memoria o arrangiandosi a trascrivere manualmente ascoltando una voce, spesso confusa dai rumori della sala o da altri disturbi. Anche trovare i contenuti è molto più difficile di quanto sarebbe se ci fossero i testi scritti (specialmente se fossero “in elettronica” e quindi esplorabili con una ricerca automatica). Molti convegni e congressi sono fatti di chiacchiere inutili; non è grave che siano dimenticate. Ma quando c’è un contributo rilevante andrà perduto se nessuno avrà la pazienza e l’attenzione di conservarlo come “parola scritta”.

Questo è solo un esempio, fra tanti possibili, di come l’uso delle tecnologie possa diventare una scappatoia per evitare il compito (assai più difficile e impegnativo) di offrire contenuti significativi e bene organizzati.

Non tutto, naturalmente è testo. Talvolta l’uso di grafica funzionale e intelligente può essere utile. Ma usarla bene non è facile; e spesso un sovraccarico di “apparenze” è solo una maschera per nascondere la debolezza del contenuto. Ogni ingombro non indispensabile è una fastidiosa scortesia verso il destinatario del nostro messaggio.

La rete può servire anche per cose diverse dalla comunicazione scritta. Per esempio si può trasmettere e ricevere musica. Si può offrire o prelevare software. Eccetera. Ma quando parliamo di comunicare si tratta soprattutto di scambiare idee, opinioni o informazioni; e questo significa leggere e scrivere.

Soprattutto... il criterio fondamentale è uno: mettersi nei panni di chi legge. Non sproloquiare “come capita” o parlare di cose che interessano solo a noi. Pensare, ragionare ed esprimerci dal punto di vista dei nostri interlocutori. Se con la rete abbiamo riscoperto il piacere della corrispondenza, che sembrava dimenticato in un mondo dominato dai mezzi “audiovisivi”, dobbiamo anche ritrovare il gusto e il piacere di scrivere bene.






Una nota a proposito di libri, giornali e carte stampate

C’è chi parla di “morte della carta stampata”, ma non c’è traccia di alcuna tendenza reale che vada in quella direzione (se non la speranza, per ora insoddisfatta, che si possa finalmente eliminare molta dell’ingombrante quanto inutile carta richiesta oggi dalla burocrazia). Non solo si continuano a vendere libri e giornali, ma anche molte delle cose che circolano nella rete si trasformano in “carta stampata”, perché il modo più comodo e pratico per leggere un testo non brevissimo è stamparlo. Se un giorno ci sarà un sopporto elettronico che abbia la stessa limpidezza di lettura di un foglio stampato, che si possa piegare, mettere in tasca, insomma trattare “come se fosse carta”, forse sostituirà in parte il supporto che usiamo oggi, così come la carta ha sostituito la pergamena o il papiro. Ma in quel caso ciò che avremo, in pratica, sarà semplicemente un nuovo tipo di carta. Intanto, proprio mentre questo libro sta per andare in stampa, leggo che le cartiere sono in crisi. Non perché il consumo di carta sia diminuito, ma per il motivo opposto: faticano ad adeguare la produzione alla crescita della domanda.

Pare anche che la carta sia il supporto più affidabile. Si temeva che la carta di produzione recente degenerasse; cioč che si conservassero i libri antichi, prodotti con carta di qualità migliore, ma molti di quelli nuovi fossero destinati a sbriciolarsi. Il problema, probabilmente, esiste – almeno per alcune edizioni “economiche”. Ma finora (per fortuna) nessun libro si è ridotto in polvere. La “carta stampata” ha resistito meglio di altri supporti. Ci sono forti polemiche negli Stati Uniti perché la Libreria del Congresso ha mandato al macero molti vecchi libri e i microfilm con cui li ha conservati stanno degenerando. Così come ci sono fondati dubbi sull’affidabilità dei supporti magnetici e sulla leggibiltà dei supporti ottici fra dieci o vent’anni. Insomma la “memoria storica” dell’umanità rimane ancora in gran parte affidata alla carta – e alla molteplicità della rete (dove se cade un supporto è possibile che lo stesso testo rimanga disponibile su un altro – cioè si riproduce una “memoria collettiva” simile a quella della tradizione orale).






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