Offline Riflessioni a modem spento


L’Italia e l’internet
crescita e anomalie

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ottobre 2003



  Giancarlo Livraghi

gian@gandalf.it
 
Per altre osservazioni vedi
il mercante in rete
e altre rubriche online
e due libri:
  La coltivazione dell’internet  
e L’umanità dell’internet
 
 

 



Nnello studio di tutte le tendenze una sola cosa è certa: sono difficilmente prevedibili. Non hanno quasi mai un andamento lineare e non sempre sono riconducibili a una “curva logica” coerente. Se questo è vero di ogni evoluzione, lo è particolarmente nel caso delle tecnologie, che hanno, per loro natura, uno sviluppo “turbolento” – con fasi discontinue e spesso sorprendenti. Fra un’invenzione e la sua applicazione il percorso è bizzarro. Talvolta è breve e sorprendentemente veloce. Più spesso è tortuoso e relativamente lento.

Per citare un solo esempio, fra mille possibili... un sistema a schede perforate fu usato per la prima volta in una macchina da calcolo nel 1890 – mentre le applicazioni industriali (come i telai Jacquard) esistevano dal 1803. Non si capisce perché un passaggio, che “col senno di poi” sembra ovvio, sia rimasto incompiuto per 87 anni. Molti altri esempi di evoluzione discontinua e complessa si trovano nella “cronologia” in appendice all’edizione online di L’umanità dell’internet).

Se questo è stato vero in tutta la storia dell’evoluzione umana, lo è ancora di più oggi. La moltiplicazione delle risorse tecnologiche è sconcertante. La mortalità è darwiniana. Migliaia di “innovazioni” svolazzano in un turbine confuso. Poche attecchiscono, pochissime sopravvivono a una breve moda – per poi estinguersi come un mutante sterile o essere soppiantate dal sopraggiungere di qualche altra applicazione, la cui sopravvivenza può essere altrettanto labile.

Il “paradosso della tecnologia” è che ce n’è troppa e cambia troppo spesso. Il rimedio è concettualmente semplice. Si tratta di stabilire un severo ordine di priorità. Le tecnologie al servizio di processi coerenti ed efficaci – e le une e gli altri al servizio delle esigenze umane. Sembra elementare, ma in pratica non è facile, come dimostra il fatto che si segue spesso (con risultati più o meno disastrosi) il cammino contrario.

In questo turbolento pullulare di vere o false innovazioni c’è qualcosa che sta dimostrando una robusta continuità. Il protocollo TCP/IP, cioè l’internet, da venticinque anni continua a fare solidamente il suo lavoro, gestendo una quantità di comunicazione milioni di volte più grande di quanto si potesse immaginare all’epoca in cui era stato concepito.

Sappiamo che erano solo mitologia le immaginarie “crescite esponenziali” di cui si favoleggiava qualche anno fa. Ma il fatto è che lo sviluppo della rete continua, con variazioni e discontinuità nel tempo, con un ritmo talvolta meno veloce, ma che rispetto ad altri andamenti economici e strutturali non si può mai definire “lento”.

L’analisi dell’evoluzione in Italia mostra andamenti discordanti, di cui non è facile dare un’interpretazione. Cominciamo con due grafici “paralleli” che mostrano due diverse tendenze nello stesso periodo (dal 1991 al 2002).


Host internet in Italia 1991-2002
Numeri in migliaia
host

Persone online in Italia 1991-2002
Numeri in migliaia
persone


Il primo grafico riguarda il numero di host internet – cioè è un indice di attività online. Il secondo rappresenta il numero di persone che si collegano alla rete. Vediamo due andamenti sostanzialmente diversi. Tutti e due dimostrano che l’Italia non è più la “cenerentola” della rete. Ma, mentre le “presenze” online (siti web o altre) hanno avuto una crescita accelerata nel 2000-2002, l’afflusso di persone in rete è cresciuto velocemente fra il 1998 e il 2000 e poi è rallentato (una situazione quasi “statica” continua anche nel 2003). Per analisi più dettagliate sull’evoluzione dell’internet in Italia, in Europa e nel mondo vedi la sezione dati.

Prima di tentare qualche deduzione, vediamo alcuni piccoli approfondimenti sull’una e sull’altra tendenza.


Italia % del mondo 1992-2002
(host internet)
percentuale


Italia % dell’Europa 1992-2002
(host internet)
percentuale


Per molto tempo l’Italia è rimasta in una posizione “arretrata” rispetto allo sviluppo della rete nel mondo e in Europa. Ma da tre o quattro anni la tendenza è cambiata. Alcuni dati di crescita sono da considerare cum granu salis. Non si può (almeno per ora) affermare con “ragionevole certezza” che l’Italia sia fra i primi cinque paesi del mondo per attività online. Ma sembra accertato che sia almeno fra i primi dieci – e questo è un grosso cambiamento rispetto a un non lontano passato.

Per quanto riguarda il numero di persone online... i dati a questo proposito sono sempre imprecisi e spesso esagerati. Ma ci sono basi credibili per definire una progressione come questa.


Computer e uso dell’internet
da casa in Italia 1998-2003

migliaia di persone
computer e internet

Mentre la diffusione dei personal computer nelle case ha una progressione quasi lineare, c’è un’evoluzione diversa nell’uso delle rete (più veloce qualche anno fa, ora più lenta). Le persone che usano l’internet con un minimo di frequenza (“almeno una volta alla settimana”) sono il 22 % di quelle che hanno un computer in casa e il 39 % di quelle che hanno un collegamento alla rete.

Questo è uno di tanti indicatori da cui si deduce che un uso limitato dell’internet non deriva dalla mancanza di risorse tecniche, ma da fatti culturali come diffidenza, delusione o scarsità di motivi per collegarsi. E certamente non hanno giovato le tante confuse notizie su un’inesistente “crisi dell’internet” e su rischi in gran parte immaginari – nonché i preoccupanti problemi veri, come l’imperversare di invasività, spamming e truffe.

Vediamo in modo un po’ più dettagliato l’andamento del numero di persone online in Italia dal 1997 al 2003.


Persone online in Italia 1997-2003
numeri in migliaia
persone online


Si nota un forte sviluppo fra il 1998 e il 2000, con un rallentamento negli anni successivi. E un “sorpasso” alla fine del 1999, con una crescita dell’uso “domestico”, mentre in tutto il periodo precedente prevalevano in Italia i collegamenti dal luogo di lavoro.

Molti elementi di valutazione (compresi i confronti con altri paesi) dimostrano che siamo molto lontani da una “soglia di saturazione”. Una precisa verifica dei fatti conferma che non si tratta di risorse tecniche (per esempio la diffusione della “banda larga” non ha dato alcun contributo all’aumento del numero di persone online). Lo sviluppo della rete dipende soprattutto da fatti culturali e dalla qualità dei servizi e delle risorse offerte online in rapporto alle esigenze e ai desideri delle persone.
(Vedi La divisione è culturale, non “digitale”).

Capire la situazione, e gestire efficacemente l’attività online, non è così difficile come può sembrare. Ma richiede un rovesciamento radicale delle abitudini prevalenti negli anni scorsi (con risultati talvolta modesti, più spesso disastrosi).

Meno orpelli e più sostanza, meno apparenze e più servizio. Non seguire le mode, non sovraccaricare i sistemi con artifici inutili e spesso dannosi, ma procedere secondo una logica molto più semplice e concreta. Partire dagli obiettivi e dalle esigenze umane. E sperimentare per gradi, con continue verifiche, per trovare gradualmente le soluzioni più efficaci, gradevoli ed efficienti. Come in queste pagine si sta dicendo da anni – ma in pratica si fa ancora troppo poco.


 

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