gassa I nodi della rete
di Giancarlo Livraghi
dicembre 2007

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(migliore come testo stampabile)


La bufala di “web 2”
(seconda parte)



Alcuni lettori mi hanno chiesto di ritornare sul tema del cosiddetto “web2” o “web2.0”, di cui si era parlato in un articolo dell’agosto 2007, per chiarire il concetto in modo un po’ più sistematico.

L’argomento sembra già passato di moda, mentre qualcuno sta cominciando ad accennare a un presunto “web 3”, senza alcuna plausibile spiegazione quale possa essere il significato. Ma, come spesso accade, l’onda ormai superata delle chiacchiere continua a diffondersi, in modo sempre più superficiale e confuso.

Intanto c’è chi osserva che “web”, senza numeri né altre etichette, è ancora una cosa molto giovane. Per esempio Gerry McGovern in un articolo del 17 dicembre 2007 Web History: Middle Of The Beginning ci fa notare che «siamo solo alla metà dell’inizio di una rivoluzione che sta trasformando l’umanità».

L’internet esiste da quasi quarant’anni e il sistema web da più di quindici, ma una larga diffusione della rete è molto più recente (dura da circa dieci anni) ed è ancora lontana, specialmente in Italia, all’essersi avvicinata al massimo potenziale di penetrazione. Sono tempi brevi per lo sviluppo delle culture umane. Insomma siamo in una fase ancora iniziale di evoluzione della rete dal punto di vista del valore più importante: la nostra esperienza e capacità di usarla.

È ovviamente insensato, nella situazione di oggi, parlare di “web 2” o, in qualsiasi modo, pensare che l’uso di questa o quella tecnologia cambi la natura fondamentale della rete. O immaginare come “nuove” cose che, in sostanza, sono progressive evoluzioni di ciò che era fin dalle origini.

Potrebbe bastare questa constatazione per togliere di mezzo ogni futile disquisizione sull’argomento. Ma, poiché si continua a parlarne, può essere opportuna qualche osservazione più specifica. Le tesi, spesso diverse e contrastanti, nelle discussioni a questo proposito si possono riassumere in quattro categorie.

  • “Web 2” è una cosa completamente nuova e “rivoluzionaria”, la rete non è e non sarà mai più quella di prima. Spero che le osservazioni in questo articolo, come in quello precedente, siano sufficienti per dimostrare che questa tesi è insensata.

  • “Web2” non è mai esistita, è solo una bufala. Questa ipotesi è la più vicina alla realtà, ma non è “del tutto” vera. Ci sono cose ed evoluzioni recenti che, pur non cambiando la natura della rete, offrono nuove e interessanti possibilità. Non è facile sapere quali continueranno a essere utili fra cinque o dieci anni e quali saranno dimenticate o sostituite da nuove soluzioni. Ma il fatto è che, nell’ambito di una sostanziale continuità, ci sono diversi sviluppi, di cui alcuni sono significativi.

  • “Web 2” è una bolla che si è gonfiata e si sta sgonfiando. Può essere vero per alcune applicazioni e varie effimere “mode”. Ma non per tutto. All’interno di quella generica (e perciò sbagliata) definizione ci sono cose di scarso e breve respiro, come ci sono realtà che si stanno consolidando e ci sono idee ancora in nuce che potrebbero avere sviluppi interessanti. L’importante è capire ciascuna nella sua specifica evoluzione.

  • “Web 2” è già finita, adesso arriva “web3”. Questa è del tutto priva di senso. Se non si capiva che cosa volesse dire “web2”, è ancora meno ragionevole fare “profezie” generiche su ipotesi non verificate.

Ci sono, è vero, cose che stanno cambiando. E alcune risorse che prima non c’erano. Altre ne arriveranno, in modo in gran parte imprevedibile. Non sappiamo quali dureranno, fino a diventare abituali, quali sono mode di breve respiro, quali saranno sostituite da chissà cosa. Ma nulla di ciò che abbiamo, o che possiamo immaginare, cambia la natura fondamentale della rete.

Un pericoloso elemento di confusione sta nell’accomunare cose diverse sotto lo stesso nome. Che si chiami “web 2” o “nuova rete” o qualsiasi altra cosa, non è un “nuovo insieme” omogeneo. Se ci sono tecniche, metodi o comportamenti che stanno (in parte) cambiando, si capiscono meglio esaminandoli uno per uno che ammucchiandoli in un immaginario e indistinto “nuovo”.

Nella ridda confusa di “novità” qualcuna è vera e utile, qualcuna è falsa o irrilevante, molte sono equivalenti (si può usare questa o quella soluzione per ottenere lo stesso risultato) e il rischio crescente è una pericolosa perdita di prospettiva. Oggi è più che mai necessario ricordare o riscoprire la natura fondamentale della rete, così come era stata concettualmente definita più di cinquant’anni fa – prima che si trovassero, in pratica, le risorse tecniche per realizzarla.

Sono passati più di cinquecento anni dalla fondamentale rivoluzione, culturale prima che tecnica, conosciuta come “la stampa” (vedi la pagina dedicata a questo argomento in Storia dei sistemi di comunicazione). Le tecniche sono cambiate tante volte. Ma non abbiamo mai avuto alcun dubbio sul fatto che “la cosa” rimane la stessa. Un libro è un libro – e così un giornale, una rivista, un manifesto murale, un opuscolo, un volantino. La stampa è la stampa, oggi come ai tempi di Aldo Manuzio.

La rete è la rete. Possiamo chiamarla “internet” o “web” (non sono la stessa cosa, anche se ormai sono, in pratica, mescolate e sovrapposte) ma la cosa più interessante non è ciò che cambia (o “finge” di cambiare). È la continuità di un’evoluzione che è ancora “giovane” e che molte persone ancora non conoscono.

Qual è il principale cambiamento nello sviluppo della rete? La dimensione. L’internet è cresciuta molto e continua a crescere. Così fa, su quella base, il sistema web. La crescita non è mai stata “esponenziale” e non ha mai fatto “balzi” improvvisi. Per esempio questo è l’andamento del numero di persone online in Italia dal 2001 al 2007 (ovviamente c’erano persone in rete quindici o venti anni prima, ma i dati non sono “matematicamente” definibili e l’andamento sarebbe poco leggibile nel grafico).


Persone che usano l’internet in Italia (2001-2007)
Numeri in migliaia

uso internet
 
Uso dell’internet “almeno una volta alla settimana”
Vedi dati italiani


È ancora lontana l’ipotesi che l’uso della rete in Italia
possa raggiungere il livello dei paesi in cui, già oggi, è il 70 o 80 per cento.
Ma non è irragionevole supporre che, nei prossimi cinque anni,
possa arrivare a metà della popolazione dai 16 anni in su.
 

L’Italia è ancora molto arretrata rispetto ai paesi più evoluti e, in questo periodo, ha una crescita inferiore alla media (vedi la sezione dati e in particolare un recente rapporto dell’Unione Europea). Ma anche da noi lo sviluppo continua – e siamo ancora molto lontani da ogni ipotetica “soglia di saturazione”.

L’evoluzione della quantità ha anche effetti “qualitativi”. Più persone online significa anche persone diverse, con diversi interessi e perciò diversi modi di usare la rete. Ma è sempre stato così. Una delle caratteristiche fondamentali del sistema, come ho scritto tante volte, è che ognuno “si fa una rete su misura” (vedi il primo capitolo di L’umanità dell’internet).

L’enorme quantità di risorse disponibili (e di persone che possiamo incontrare) è una ricchezza, ma è anche un problema. Aggirarsi nella rete senza bussola vuol dire galleggiare come una zattera senza timone. Talvolta può essere divertente, ma più spesso è snervante e dispersivo. Le molteplici proposte di “nuovo” servono solo a confonderci (o a tentare di indirizzarci dove qualcuno vorrebbe, ma a noi non interessa, né conviene).

In sostanza “web 2” è esistita e sopravvive solo nelle chiacchiere e soprattutto nell’eco dei mass media (in cui sono ancora prevalenti l’ignoranza dei fatti sostanziali e uno stolto inseguimento di presunte “innovazioni”). L’importante non è inseguire “novità” (talvolta reali, più spesso immaginarie) ma continuare a cercare di imparare qual è la vera natura della rete, quali possibilità ci offre e (in modo subordinato alle esigenze umane) quali risorse , metodi e tecnologie ci permettono di capirla e usarla meglio.





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