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timone1.gif (340 byte) Il Mercante in Rete
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Marketing nei new media e nelle tecnologie elettroniche


di Giancarlo Livraghi

gian@gandalf.it


Numero 8 -  2 settembre 1997
1. Editoriale: Il significato dei numeri
2. Numeri nel mondo
3. Numeri in Europa
4. Un'opinione americana: l'importanza delle comunita
5. Il problema dell'errore umano
bottone rossoSommario




1. Editoriale: Il significato dei numeri
Questo numero del "Mercante in Rete" è dedicato in gran parte a ragionamenti su dati numerici; l'occasione "di attualità" è la recente pubblicazione della survey semestrale di Network Wizards. Da quei dati, e da altri cui farò riferimento, si possono ricavare analisi ed elaborazioni che mi sembrano interessanti; e non solo da un punto di vista "quantitativo". Aiutano infatti a osservare come la rete si evolva in modo discontinuo, come ci siano ancora grosse differenze fra le varie parti del mondo (e anche fra i paesi europei).

La constatazione fondamentale è che si tratta ancora di un fenomeno "giovane" e poco omogeneo; non pochi anni dovranno passare prima che la rete diventi davvero uno strumento abituale in gran parte del mondo.

Emergono alcune considerazioni generali:

  • La crescita della rete non segue alcuna "curva logica". Ha avuto, e continua ad avere, fasi di accelerazione e di rallentamento.
  • In questo periodo la crescita sta rallentando.
  • Ci sono forti differenze fra aree geografiche e paesi diversi, che non si attenuano ma cambiano; ci sono crescite ma anche diminuzioni, con variazioni spesso imprevedibili e non sempre facilmente spiegabili.

Ognuno, credo, può ricavare qualche indicazione significativa da un'analisi più dettagliata di questi sviluppi, secondo i suoi specifici interessi. In generale, credo che si confermi ancora una volta una semplice verità: continueranno a esserci delusioni per chi affronterà la rete in modo generico; ma si confermano, già da oggi, occasioni molto interessanti per chi ne sa capire l'evoluzione e le possibilità in relazione alle sue specifiche esigenze e risorse.

Per quanto riguarda l'Italia... la percezione soggettiva di molti (me compreso) è che l'uso della rete stia davvero cominciando a diffondersi anche da noi. Anche questi dati confermano una crescita superiore alla media; ma, come vedremo, siamo ancora molto indietro rispetto ai paesi che consideriamo nostri "concorrenti", in Europa e nel mondo.

Non mi sembra il caso di addentrarci qui in un'analisi tecnica sulla definizione di host e sul modo in cui i numeri sono calcolati e documentati. Nessuna misurazione (neppure questa) è del tutto precisa. Ma si tratta dei dati più credibili di cui possiamo disporre, e di un indice che rappresenta in modo significativo lo stato di sviluppo della rete in ciascun paese. Inoltre questi dati permettono sia un confronto su basi omogenee fra paesi diversi, sia "serie storiche" coerenti. Ci sono differenze, non sempre spiegabili, fra i dati a livello mondiale di Network Wizards e quelli europei di RIPE; ma queste differenze non sono tali da modificare sostanzialmente il quadro e le indicazioni che ne possiamo trarre rimangono significative. Ci sono alcune interessanti differenze fra l'evoluzione dei host e quella deidomain, ma un'ulteriore analisi in questa sede occuperebbe uno spazio eccessivo; ritornerò sull'argomento in un prossimo numero di questa rubrica.

Dopo questa parentesi "quantitativa", cito con piacere un'opinione che viene dall'autore di un libro pubblicato recentemente negli Stati Uniti. Ne riferirò altre, non meno interessanti, nei prossimi numeri.

Per fortuna qualcosa sta cominciando a cambiare. Se in generale continuano a prevalere vaneggiamenti iperbolici o fantatecnici, l'esperienza e le analisi più approfondite cominciano a lasciare il segno: si sentono sempre più spesso affermazioni più precise e meditate, che alla serietà dell'analisi uniscono una sana dose di buon senso.

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2. Numeri nel mondo
Secondo i dati di metà anno 1997 pubblicati da Network Wizards il 25 agosto, rimane quasi invariato il predominio degli Stati Uniti nel mondo delle reti. Come si prevedeva, la percentuale degli host americani sul totale mondiale sta diminuendo, ma molto lentamente; è ancora al di sopra del 60 per cento. Il Nord America cresce più lentamente della media mondiale, ma ad avvantaggiarsene non è (come alcuni prevedevano) principalmente l'Europa, che ha una crescita poco superiore alla media globale. Più vivace, invece, la crescita di alcuni paesi dell'Asia; ed anche dell'Oceania, cioè di Australia e Nuova Zelanda, che già avevano una densità molto elevata di uso della rete ma stanno ancora aumentando.

Il tasso di crescita è discontinuo. Dopo una fase di accelerazione nel 1994-95 (dovuta probabilmente alla crescente diffusione di un nuovo sistema - la World Wide Web e il linguaggio HTML) è in progressiva diminuzione. Ecco gli indici di crescita semestrale negli ultimi 5 anni (numero totale di host nel mondo):

Variazione % rispetto al semestre precedente

Luglio 1993 35,3
Gennaio 1994 24,8
Luglio 1994 44,9
Gennaio 1995 73,1
Luglio 1995 36,9
Gennaio 1996 41,9
Luglio 1996 36,4
Gennaio 1997 25,4
Luglio 1997 21,0

In questo semestre il numero di host negli Stati Uniti è cresciuto del 18 per cento, rispetto a una media mondiale del 21. Fra i paesi con la crescita più forte ci sono Singapore (più del doppio rispetto a sei mesi prima), Venezuela (93 per cento), Nuova Zelanda (84), Corea (73), Malaysia (60), Argentina (50). Vedremo più avanti i cambiamenti in Europa e nell'area del Mediterraneo.

I due paesi più grandi del mondo rimangono ancora in una situazione arretrata. La Cina in questo periodo è cresciuta "solo" del 30 per cento (ma triplicherebbe la sua presenza se "incorporasse" le reti di Hong Kong). L'India, che ha un enorme potenziale ancora inespresso, è cresciuta del 53 per cento... ma su basi così piccole che il suo ruolo in rete, per ora, rimane marginale. La situazione di grandi paesi poco presenti nella rete merita, secondo me, un approfondimento; ma credo sia meglio rimandarlo a un prossimo numero, perché questo è già fin troppo pieno di dati e di analisi.

Per grandi aree geografiche, il quadro è questo:

Come vediamo, gli squilibri rimangono molto forti. E sono ancora più accentuati se teniamo conto del "peso" predominante di alcuni paesi in ciascuna area. Nonostante la crescita veloce di altri paesi, specialmente nel sud-est del continente, due terzi dei host asiatici sono in Giappone. Il 95 per cento dei host africani è in Sudafrica. Metà dei host dell'America centro-meridionale è in Brasile - e un altro 30 per cento in Cile e Argentina. Vedremo più avanti la situazione in Europa.

Ancora oggi la rete è concentrata in una piccola parte del mondo. Dodici paesi, che hanno complessivamente il 13 per cento della popolazione mondiale, rappresentano il 90 per cento della rete, come vediamo da questo grafico (in cui ho omesso, per migliore facilità di lettura, la "massa dominante" degli Stati Uniti).

I "grandi" paesi nella rete
Paesi con più di 200.000 host internet secondo i dati di Network Wizards - luglio 1997 (esclusi gli Stati Uniti)

I grandi paesi della rete

È già evidente in questa "torta" che alcuni paesi con popolazioni non molto numerose hanno una presenza rilevante nella rete, mentre paesi molto grandi hanno una presenza proporzionalmente più modesta. Il quadro diventa più chiaro se invece delle "cifre assolute" si osserva la densità rispetto alla popolazione.

Host per 1000 abitanti
In questa analisi sono compresi i paesi con più di 50.000 host e con una densità superiore a 3

Host per 1000 abitanti

Per quanto riguarda l'Italia, nonostante la crescita la nostra densità rimane poco superiore alla media mondiale e molto inferiore alla media europea. I host italiani sono il 2 per cento del totale mondiale, mentre la nostra economia nel suo complesso ha un "peso" di circa il 4 per cento. Occorrerebbe almeno un raddoppio per avvicinarci a una quota adeguata; e probabilmente neppure quello basterebbe per "stare al passo" con il ruolo che ci compete - dato che la nostra economia, più di tante altre, dipende in modo determinante dagli scambi con il resto del mondo.

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3. Numeri in Europa
I più recenti dati RIPE sul numero di host internet in Europa e nell'area mediterranea confermano, ancora una volta, che l'evoluzione della rete è discontinua e poco omogenea.

RIPE (Réseaux IP Européens) 31 luglio 1997
(l'elenco comprende solo i 22 paesi con più di 20.000 host - su un totale di 52 paesi nell'area RIPE)


Numero
% su totale
area RIPE

Aumento %
gennaio-luglio

Germania 933.850 19,3 25,7
Gran Bretagna 899.938 18,6 20,6
Finlandia 396.352 8,2 20,1
Olanda 344.707 7,1 24,6
Francia 311.985 6,4 23,6
Svezia 294.761 6,1 19,6
Italia 250.450 5,2 30,0
Norvegia 209.900 4,3 18,0
Spagna 172.179 3,6 44,9
Svizzera 155.379 3,2 15,5
Danimarca 137.459 2,9 23,5
Austria 101.833 2,1 3,0
Belgio 90.269 1,9 34,8
Russia 86.420 1,8 36,6
Polonia 74.435 1,5 37,6
Israele 63.897 1,3 20,4
Repubblica Ceca 44.207 0,9 5,9
Ungheria 43.559 0,9 42,2
Portogallo 36.540 0,7 53,3
Irlanda 33.283 0,7 20,6
Turchia 23.206 0,5 119,5
Grecia 21.985 0,5 35,1
Totale area RIPE 4.840.284
23,4

In complesso, la crescita è veloce - ma inferiore alle previsioni più diffuse. L'Italia, che aveva avuto una forte accelerazione fra la fine dell'anno scorso e l'inizio di quest'anno, mostra ora una crescita più modesta; poco superiore alla media europea e nettamente inferiore a quella della Spagna, del Portogallo e di molti altri paesi europei e dell'area mediterranea. La Turchia, che sembra avere una crescita particolarmente forte, in questa fase supera laa Grecia. Germania e Gran Bretagna confermano il loro predominio: sommate rappresentano quasi il 40% degli host in Europa (con il 20% della popolazione). Ma se i due paesi sono quasi a pari livello in cifra assoluta, in rapporto alla popolazione la Gran Bretagna è molto più avanti. La rete in Germania ha una buona crescita (di poco superiore alla media europea) ma sembra essere relativamente "chiusa su se stessa" e meno dinamica, rispetto ad altri paesi, negli scambi con il resto del mondo.


L'anomalia francese

La Francia, in tutte queste analisi, è "sottostimata" perché i dati non tengono conto della "anomalia francese": la larga diffusione del minitel. In molti paesi (compresa l'Italia) esistono attività telematiche significative che non passano sull'internet: le reti interne (intranet) di imprese e altre organizzazioni; i grandi o piccoli BBS; le community network. Ma solo in Francia esiste il fenomeno di una larghissima diffusione del minitel, che secondo alcune stime è usato da 14 francesi per ognuno che ha un collegamento internet. Non è possibile un confronto "aritmetico" fra due cose così diverse, ma con questa "anomalia" la Francia potrebbe avere un'attività telematica complessiva paragonabile a quella della Finlandia - con la fondamentale differenza che il minitel è solo un sistema nazionale e non comunica con il resto del mondo.


Come in passato l'Italia, che in "cifra assoluta" è al settimo posto in Europa, come densità rispetto alla popolazione è molto più arretrata.

Host per 1000 abitanti
Questo grafico comprende i paesi dell'area RIPE (Europa e Mediterraneo) con densità superiore a 2.

Host per 1000 abitanti

La densità italiana di host internet è meno della metà della media nei paesi dell'Unione Europea.

Su questa scala l'Italia non è così vicina alla Francia come qui può sembrare, perché la situazione francese, come abbiamo visto, è influenzata dalla larga diffusione del minitel. L'Italia rimane fortemente arretrata rispetto ai suoi "concorrenti" di paragonabile peso economico - per esempio agli altri paesi del "G7".

Benché su "piccoli numeri" l'indice di densità sia meno significativo, è curioso che la Repubblica di San Marino sia salita a uno dei livelli più alti nel mondo. È probabile che in Italia esistano "isole" di densità relativamente alta, in diverse regioni (e non solo nelle grandi città); ma finora non è facile identificarle con precisione.

L'arretratezza dell'Italia appare ancora più preoccupante se esaminiamo i dati in relazione al reddito (prodotto interno lordo) dei diversi paesi:

Host internet nei paesi dell'Unione Europea in rapporto al PIL
Elaborazione su dati RIPE - 31 luglio 1997

Host internet nei paesi dell'Unione Europea

La Germania in questa analisi è poco al di sopra della media dell'Unione Europea; la sua presenza in rete non è proporzionale al suo grande potere economico. Per quanto riguarda l'Italia... il dato è così eloquente che non ha bisogno di commento.


Due piccole statistiche

I "piccoli numeri" possono essere significativi, se l'analisi è complementare ad altre. Non sono molti i siti che rendono pubblica un'analisi dei hit suddivisi per paese. Ecco due esempi che mi sembrano interessanti.

Il primo esempio è la percentuale di richieste ricevute da RIPE - il centro di controllo e documentazione internet per l'Europa - dal settembre 1996 al luglio 1997:

Stati Uniti 25,48
Germania 7,03
Gran Bretagna 4,46
Francia 4,02
Olanda 3,43
Danimarca 3,08
Svezia 2,82
Italia 2,61
Norvegia 2,38
Austria 2,26
Svizzera 2,17
Russia 2,13
Spagna 2,06
Finlandia 1,77
Belgio 1,31
Repubblica Ceca 1,15
Ungheria 0,92
Giappone 0,75
Slovacchia 0,75
Irlanda 0,63
Polonia 0,56
Grecia 0,50

(Non sono compresi in questo elenco 96 paesi con una percentuale inferiore a 0,5)

È comprensibile la percentuale "relativamente bassa" degli Stati Uniti e di altri paesi extra-europei, dato che l'attività RIPE riguarda solo l'Europa e il bacino del Mediterraneo.
La percentuale dell'Italia è ragionevolmente allineata con gli indici statistici provenienti da altre fonti; comunque nettamente inferiore a quella di paesi europei di dimensioni paragonabili, e anche a paesi più "piccoli" come l'Olanda, la Danimarca e la Svezia. Il numero relativamente basso di richieste da paesi molto avanzati nell'uso della rete, come la Finlandia, è poco spiegabile; potrebbe essere dovuto a una migliore qualità dei servizi locali di documentazione.


Un altro esempio è il numero di hit su un sito commerciale, House of Ireland, dal 20 al 26 aprile 1997.

(È noto che il numero dei hit è sempre molto superiore a quello dei visitatori, perché ogni persona può agire su un numero variabile di pagine e di "oggetti").

Naturalmente questi dati non hanno alcun valore statistico generale; ma può essere interessante vedere come il mondo della rete si presenta a un singolo operatore commerciale.

(In questa lista sono compresi solo i paesi con più di 100 hit sul sito)


Numero di hit Percentuale
Stati Uniti 67.157 77,2
Canada 3.774 4,3
Irlanda 2.280 2,6
Gran Bretagna 3.774 4,3
Australia 1.814 2,1
Svezia 1.138 1,3
Norvegia 902 1,0
Finlandia 816 0,9
Giappone 632 0,7
Germania 463 0,5
Italia 413 0,5
Spagna 370 0,4
Francia 293 0,3
Olanda 278 0,3
Nuova Zelanda 229 0,3
Svizzera 137 0,2
Belgio 126 0,1
Austria 123 0,1
Hong Kong 123 0,1
Europa (esclusa Irlanda) 8.913 10,2

Cioè - in questo esempio - le visite a un sito commerciale europeo provengono per oltre l'80 % dal Nord America, per meno del 3 % dal mercato interno e per il 10 % dal resto dell'Europa.

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4. Un'opinione americana:
  l'importanza delle comunità
Nel numero di agosto di Wired c'è un' intervista di Kevin Kelly a John Hagel, co-autore di Net Gain, un libro che non ha avuto una larga diffusione fra il "grande pubblico" ma è ben noto nel mondo della rete. Il titolo è It Takes a Village to Make a Mall ("Ci vuole un villaggio per aprire un mercato"). In sintesi, dice l'intervistatore, la tesi del libro è che è che le comunità in rete sono una cosa ottima per l'umanità e quindi anche una cosa buona per il business.

Si. - risponde Hagel - Fin dall'inizio le comunità virtuali erano un evento sociale spontaneo in molti ambienti della rete. Ciò che le persone fondamentalmente desiderano è comunicare fra loro e creare comunità continuative. Ma questo rappresenta anche un'occasione commerciale.

In sintesi - spiega - "la comunità precede il commercio". Nella cultura della rete c'era la nozione che in qualche modo comunità e commercio siano in contrasto; che appena si introduce il commercio si danneggi la comunità. Questo è vero, se lo si fa male, in modo deformante; ma, se lo si fa in modo ragionevole e rispettoso, il commercio può rafforzare la comunità, mettendosi al suo servizio.

E' il commercio - chiede l'intervistatore - la direzione dominante della World Wide Web?

Nel breve periodo - risponde Hagel - ci stiamo avviando verso una forte reazione contro la Web. I progetti sono stati sviluppati da grandi imprese e investitori convinti che queste prime attività devono diventare "grandi business" in poco tempo. Ma l'aspetto incompreso dei modelli a ritorno crescente è che si deve attraversare un periodo di costruzione molto lenta prima di arrivare a una crescita accelerata. Le aspettative erano troppo alte.

Hagel osserva anche che molte strategie sono state impostate senza rispetto della privacy; e se gli abusi si estendono ci saranno regole che ostacoleranno le attività commerciali. Potremmo aggiungere che questi comportamenti suscitano diffidenze, che sono un ostacolo serio non solo alle attività commerciali ma anche alla diffusione della rete.

Inoltre, Hagel dice: Se confronto quanto denaro viene investito nella tecnologia come tale, e quanto poco impegno c'è nel capire le dinamiche sociali - come si evolve il comportamento umano in questi ambienti - c'è un enorme e sconcertante squilibrio. Eppure così tanto dipende proprio dal fattore umano.

Insomma non solo da noi, ma anche in paesi molto più evoluti in fatto di rete, l'ottica è ancora gravemente squilibrata. Pochi hanno capito che ciò che conta non sono le tecnologie, ma è il modo in cui le persone se ne servono. Questo è un tema che non può essere affrontato con automatismi ciechi, strategie semplicistiche o scelte frettolose, ma richiede approfondimento e pazienza.

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5. Il problema dell'errore umano
Vorrei raccontare una mia piccola storia personale. Non perché sia importante in sé, ma perché credo che se ne possa trarre una morale. Non citerò per nome le imprese coinvolte nell'incidente, perché non desidero accusare o criticare chicchessia, ma solo fare un esempio di ciò che può accadere.

Nel bel mezzo delle "chiusure" d'agosto, il vecchio hard disk del computer che uso abitualmente, dopo anni di fedele servizio, entrò improvvisamente in una crisi irrimediabile. Per fortuna avevo un backup di quasi tutto e mi ero accorto del problema con sufficiente anticipo per poter "salvare" anche le cose più recenti. Ma un cedimento definitivo del vecchio disco era imminente... dove trovarne uno nuovo quando quasi tutti i negozi erano chiusi?

Facilissimo: bastava ordinarlo in rete. In pochi minuti trovai ciò che cercavo e mandai l'ordine. Poche ore dopo il fornitore, con ottima efficienza, l'aveva già affidato al corriere. Consegna prevista il giorno successivo. Ma non arrivò mai.

Il sistema prevede un controllo diretto in rete dello stato delle consegne. Dopo un giorno di inutile attesa, trovai l'indicazione di consegna non eseguita perché "nessuno era disponibile per firmare". Non era vero. La persona incaricata della consegna era arrivata all'indirizzo giusto, ma per motivi incomprensibili se n'era andata senza consegnare il pacco, mentre eravamo lì ad aspettarlo. Promisero di rifare la consegna il giorno dopo, ma di nuovo non arrivò. Il controllo automatico registrò di nuovo lo stesso errore, ma questa volta (tutti erano all'erta) il camioncino di quel corriere non si era neppure visto nelle vicinanze. E così via...

In quei giorni di snervante attesa ebbi varie conversazioni telefoniche con il corriere. Risultò che, al di là del controllo automatico (che è accessibile anche ai clienti in rete) non avevano modo di intervenire o verificare; né di mettersi in contatto con i loro personale per evitare il ripetersi dello stesso errore. Oltre all'indirizzo avevano anche il numero di telefono, ma nessuno mai telefonò per dare spiegazioni o risolvere il problema. Alla fine non ebbi altra scelta che cancellare l'ordine e comprare il hard disk altrove.

Ho fatto una piccola indagine e credo di aver capito il motivo di quell'incredibile pasticcio. In agosto, a personale ridotto, le consegne venivano fatte da persone diverse da quelle abituali. Benché l'indirizzo fosse nel centro di Milano e facilmente raggiungibile, l'incaricato non era pratico della zona; si perdeva in un bicchier d'acqua - era nervoso, confuso e disattento. Cose che possono succedere... ma se l'organizzazione centrale del corriere non si fidasse troppo degli automatismi e avesse un sistema di controllo diretto e umano... avrebbe facilmente risolto il problema e avrebbe evitato tre costose conseguenze. Ripetuti viaggi a vuoto; annullamento dell'ordine; e un cliente perduto. Perché è chiaro che non farò mai più un ordine a quel fornitore, né ad altri che si servono di quel corriere.

La morale è semplice: quando ci si affida agli automatismi tecnici senza il supporto di un controllo umano in caso di difficoltà... le conseguenze possono essere più gravi e costose di ciò che si sperava di risparmiare con un incauto indebolimento del servizio.




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