Rosa dei venti

I Garbugli della Rete - 26
settembre 1998

Due passi avanti e due indietro

 
 
 
 

Quando questo articolo sarà stampato, sarà passata la stagione delle vacanze, il termometro ritornerà a scendere. Nella “pausa estiva” avremo avuto il tempo di digerire quel turbine di notizie, pseudo notizie, chiacchiere e ragionamenti che gira quasi sempre intorno alla rete. Ma mentre scrivo siamo nel caldo dell’estate. E ancora in mezzo a un ossessionante affollamento di convegni, congressi, seminari e ogni sorta di discussioni su questo argomento – che (per chi, come me, è costretto a seguirne molti) è peggio dell’afa e delle zanzare./p>

Di internet, web e “nuovi mezzi” si parla troppo. Ancora oggi, bench&ecute; non siano più cose così nuove e sconosciute com’erano tre o quattro anni fa, troppo spesso ne parlano persone più o meno “autorevoli” che non hanno la più remota idea di che cosa siano.

Ma in mezzo a tante chiacchiere inutili ogni tanto si impara qualcosa di interessante. Alcune cose sembrano abbastanza chiare.

Stiamo facendo un passo avanti. Bench&ecute; la diffusione della rete in Italia rimanga molto indietro rispetto all’America e a gran parte dell’Europa, si conferma che sta aumentando, nella prima metà di quest’anno, con un andamento più veloce che negli anni scorsi (che cosa succederà dopo, nessuno può prevedere; ma ci sono ragionevoli speranze che la tendenza continui).

In questa crescente diffusione, stiamo facendo un passo indietro. I “nuovi”, di cui parlavo nel garbuglio di giugno, spesso sono molto disorientati. Confusi dalle promesse di meraviglie facilmente accessibili e di straordinarie velocità, si smarriscono davanti alle soluzioni falsamente “amichevoli”, alle tecnologie pasticciate, alla difficoltà di trovare ciò che cercano. Non capiscono perch&ecute; così spesso la rete sia lenta (anche in America, dove hanno connessioni molto più efficienti delle nostre, la chiamano World Wide Wait per dire che in rete si passa troppo tempo ad aspettare). Davanti alle difficoltà tendono a frustrarsi... molti addirittura si “colpevolizzano”, pensano forse sono io che non so come si fa.

Ma, quel che è peggio, molti dei nuovi arrivati si limitano agli aspetti più superficiali della rete. Chi la usa per alcune specifiche attività di lavoro e non fa altro. Chi se ne serve solo per qualche esplorazione, alla ricerca di notizie interessanti o divertenti. Chi usa la rete come un “nuovo giocattolo” (ma presto o tardi si stufa). Molti conoscono l’e-mail, ma tendono a farne un uso limitato: solo per lavoro o per scrivere a persone che conoscono già. Pochi cercano (o trovano) gli spazi di interattività e di scambio: le chat, le liste, i newsgroup. Così c’è il rischio che si perdano proprio i valori più nuovi e stimolanti che ci può offrire il mondo delle reti.

Da un altro punto di vista, c’è un passo avanti: perch&ecute; si parla un po’ meno di tecnologie e un po’ più dell’utilità della rete, per le persone e per le organizzazioni.

Ma c’è un passo indietro: perch&ecute; l’ondata prevalente di ciò che si discute negli infiniti convegni, si scrive sui giornali e nei libri, eccetera, riguarda gli aspetti “commerciali” della rete. Oltretutto visti quasi sempre secondo un criterio “americano” che ha poco a che fare con ciò che succede, o potrà succedere, da noi.

Intendiamoci: non vedo che cosa ci sia di male se la rete viene usata per fini “commerciali”. Lavorare, produrre, vendere e comprare fa parte della nostra vita. Le attività commerciali, o più in generale aziendali, possono dare un contributo importante alla crescita della rete.

Ma ora sembra che ci sia solo quello. In realtà si fa poco o nulla... il “commercio elettronico” in Italia è quasi inesistente, le attività d’impresa in rete sono deboli, superficiali e confuse. Ma di questa cosa che, per ora, “quasi non c’è” si parla come se fosse tutto. E in un mondo che è molto adatto alle piccole imprese e alle attività professionali si parla quasi solo delle “mega imprese” e di affari di miliardi di dollari.

Ci sono anche interessi (politici, amministrativi, polizieschi e di grosse imprese) che cercano di “impadronirsi” della rete e di controllarne anche i contenuti. Con qualche rischio abbastanza serio per la nostra libertà di opinione e di scambio di idee.

Insomma... qualche passo avanti e qualche passo indietro. Una danza non molto armoniosa e parecchio confusa; dove qualcuno ha il piede leggero e qualcun altro minacciosi scarponi chiodati.

Nulla di strano. Succede sempre così con le cose nuove; specialmente con quelle di cui si parla molto mentre si fa poco. Ma credo che dovremmo stare attenti. Lasciamo pure che ballino... ma cerchiamo di evitare che sotto le loro distratte scarpe finiscano calpestati i valori umani, di scambio, di conoscenza, di scoperta: che sono il vero, grande valore della rete.

 

 

   
 
Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it
  giugno 1998
 



Per notizie aggiornate sulla crescita della rete vedi la sezione dati


indice
indice dei garbugli

Home Page Gandalf
home