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La coltivazione dell’internet


Capitolo 1
La rete è fatta di persone

Non è mai facile capire se la tecnologia nasca della cultura, o viceversa. Nel mondo antico, greco, egizio o mesopotamico, c’erano competenze tecniche sufficienti per concepire e costruire una macchina a vapore. Se non l’hanno fatto, non è solo perché il lavoro poteva essere affidato agli schiavi; è perché il loro modo di pensare non li ha portati a farlo. Ci sono culture antiche in cui si usava la ruota; altre in cui quel meccanismo non è nato – ma non per questo hanno espresso una cultura meno avanzata o hanno realizzato opere meno imponenti. Lo sviluppo dell’era industriale è stato aperto da nuovi mezzi di trasporto e di comunicazione: il telegrafo, la ferrovia – e le navi a vapore, che per parecchi anni rimasero più lente dei nuovi e veloci velieri di quel tempo.

Ai tempi di Giulio Cesare, c’erano sistemi di telegrafia (segnali di fuoco durante la notte... un po’ come i segnali di fumo degli indiani d’America) con collegamenti da Roma all’estremo delle Gallie; ma, come molte tecnologie nella storia, rimasero applicati a esigenze militari (o a privilegi del potere) e non divennero "patrimonio comune" della conoscenza.

Forse non è importante chiederci se sia nato prima l’uovo o la gallina. Ma il fatto è che le tecnologie si sviluppano e si diffondono solo quando si mettono al servizio di un’esigenza umana. Oggi il settore del turismo e dei viaggi è il più importante dell’economia mondiale. Ma quanti aeroplani volerebbero se non ci fosse nell’umanità il desiderio di viaggiare?

Quando si tratta dell’internet, o in generale delle nuove tecnologie di comunicazione, si fa un gran parlare di tecniche, protocolli, processori, interfacce, cavi, satelliti, "piattaforma digitale"... e chi più ne ha, più ne metta. Tutte cose utili, interessanti e intellettualmente affascinanti per gli incredibili progressi della tecnologia. Ma in pratica, se vogliamo operare efficacemente in rete, questi sono soltanto strumenti o accessori.

Vint Cerf, uno dei "padri" dell’internet,dice:

L’internet è un luogo, un ambiente, fatto di persone e delle loro miriadi di interazioni. Non è meramente una tecnologia ma un modo di collaborare, condividere e aver cura gli uni degli altri. Le imprese che riconoscono i valori umani dell’internet avranno più probabilità di successo nei mondi artificiali dell’era digitale perché capiranno che l’artificiale è radicato nella realtà e la realtà ha la radice nei nostri cuori.

In realtà l’internet non è più "artificiale" di qualsiasi altro sistema, nuovo o antico, di comunicazione. Che cosa incontriamo, se esploriamo la rete? O una persona, o l’opera di una persona che ha scritto qualcosa e ce lo offre. La qualità, il valore, il senso dei contenuti e degli scambi è determinata dalle persone. Immaginiamo che per qualche misterioso motivo l’internet, come la conosciamo oggi, scompaia improvvisamente. Quanto tempo occorrerà perché qualcuno metta a disposizione un altro strumento per riaprire i contatti interrotti, cui persone e organizzazioni non intendono rinunciare?

Ci sono caratteristiche proprie della comunicazione in rete, che la rendono un po’ diversa dalle altre forme di scambio umano. Ci sono anche modi e norme di comportamento che in parte riflettono i normali criteri della convivenza civile e in parte sono determinati a questo specifico contesto. Ci sono possibilità straordinarie di gestione dei contenuti offerte dalla struttura "ipertestuale". Insomma ci sono differenze, e soprattutto nuove possibilità, offerte dalla "comunicazione elettronica interattiva", di cui parlerò nei prossimi capitoli. Ma prima di pensare a queste particolarità è meglio concentrare l’attenzione su ciò che già sappiamo a proposito di rapporti umani; e pensarli come dialogo personale, non come messaggi unilaterali "da uno a molti".

Il segreto di una comunicazione efficace è sempre lo stesso: mettersi nei panni dell’altra persona. Se pensiamo ai "grandi numeri", o a un pubblico indistinto; se diamo la priorità e ciò che piace a noi, e non a ciò che interessa agli altri; insomma se ci "parliamo addosso"... abbiamo scarse probabilità di farci capire o di suscitare interesse. Questo è vero in ogni forma di comunicazione umana. Ma diventa ancora più importante in rete perché l’eccessiva enfasi sulle tecnologie può farci perdere di vista i valori umani; e perché quando non vediamo l’altra persona, o non ne sentiamo immediatamente la voce, possiamo avere la falsa sensazione che non si tratti di un dialogo.

Nonostante i tentativi di piegare la rete ai moduli dei mezzi "a senso unico", occorre ricordare che chi ci legge non riceve passivamente la nostra comunicazione. Ha dovuto in qualche modo impegnarsi per venirci a cercare. Non ha tempo da perdere; se non trova ciò che cerca può andarsene in un istante, senza neppure salutare. Si aspetta risposte e si aspetta un dialogo. Deluderlo può essere pericoloso e imbarazzante.







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