onda
Le onde dei pensieri


Wireless – luglio-agosto 2001



Esiste una “cultura wireless”?


Con l’enorme diffusione della telefonia mobile sembra ragionevole chiedersi se e come stia nascendo una “cultura” – un modo di essere e di comunicare legato a questo particolare sistema. Ma credo che sia impossibile darne una definizione coerente. Ci sono comportamenti diversi, incrociati e sovrapposti, che non si possono riassumere in un’unica, omogenea cultura.

La telefonia mobile è solo uno dei sistemi wireless. Ma poiché l’uso personale di collegamenti satellitari o altri sistemi “via etere” non ha (almeno per ora) una grande diffusione, né caratteristiche chiare di utilizzo, è sull’uso dei cellulari che si concentra l’attenzione.

Come in tutte le cose nuove e in evoluzione... c’è molta mitologia. Appesantita da due fenomeni. La ricerca, da parte dei mezzi di informazione, di “notizie curiose” che portano spesso a sopravvalutare idee o tecnologie più o meno “sensazionali” ma di scarsa utilità. E la spinta, da parte di interessi di ogni specie, verso la continua proposta di presunte innovazioni mirabolanti quanto inutili – se non fastidiose. (Vedi Il letargo dell’ergonomia).

Dietro il confuso e rutilante paravento delle apparenze e delle fantasie, c’è qualcosa di reale? Forse... ma non è facile capirne la reale natura ed è imprudente, se non impossibile, azzardare profezie sulle evoluzioni future.

La telefonia mobile è sostanzialmente un servizio pratico: essere raggiungibili, e poter chiamare, anche quando si è in movimento. Il punto di arrivo è probabilmente un sistema unico in cui non ci siano più separazioni fra “mobile” e “fisso”. (Si tratta di quel sistema seamless di cui parlavo nel primo articolo di questa serie: Quando le cuciture saranno invisibili).

L’evoluzione intermedia in cui ci troviamo crea un flusso mescolato e confuso di comportamenti diversi; da chi usa un telefono cellulare solo in caso di necessità a chi ne diventa “dipendente” fino a condizionare la propria esistenza. Non è possibile, in questa fase di transizione, identificare un sistema culturale che abbia un senso coerente e duraturo.

Un fenomeno che nessuno aveva previsto è la diffusione dei “messaggini” SMS. Pensati all’origine come una semplice funzione di servizio, un accessorio occasionale alla telefonia, sono diventati quasi un mondo a parte. Qualcuno pensa che ne sia nata una nuova forma letteraria. Questa è probabilmente un’esagerazione; ma è vero che si è sviluppato un modo di comunicare e di interagire che può essere banale o divertente, ripetitivo o originale, secondo il modo in cui qualcuno lo usa. Pur nella brevità “telegrafica” è una delle “rivincite della parola scritta” in un mondo che sembrava dominato dalla voce, dal suono e dall’immagine.

Nel confuso ed esasperato inseguimento della “multimedialità” a tutti i costi si stanno proponendo soluzioni audio e video anche nei messaggi SMS. Ma l’elemento portante con cui il sistema si è affermato è la parola scritta.

C’è chi crede che siano novità nate nel sistema SMS alcune soluzioni, come sigle e “faccine” (o emoticon), che esistono nelle reti telematiche da più di vent’anni. Uno dei tanti sintomi del fatto che c’è ancora molta confusione di idee a proposito di “comunicazione interattiva”.

Un’ipotesi bizzarra è che la telefonia cellulare possa essere una via di accesso privilegiato all’internet. È smentita dai fatti (l’accesso alla rete sta crescendo, anche in Italia, indipendentemente dalla telefonia mobile) e impraticabile nella sostanza. Che si possa accedere all’internet anche collegando un computer alla rete cellulare non è un fatto nuovo; lo facevamo sei anni fa. Ma che un oggetto necessariamente piccolo, con tutte le implicite limitazioni fisiche (schermo, tastiera eccetera), sia lo strumento migliore per collegarsi all’internet è intrinsecamente assurdo. Tanto è vero che si stanno sviluppando tecnologie specifiche per poter offrire alcuni servizi sui telefoni cellulari. Quanto e quale futuro avranno, e con quale ampiezza d’uso, è impossibile prevedere.

Vedremo ancora molti tentativi e molti fallimenti prima che si arrivi a un sistema coerente, fluido e condiviso. Che i sistemi wireless siano diventati parte della nostra cultura è un fatto. Che si evolvano come un sistema culturale con caratteristiche proprie è improbabile – e sarebbe una sciagura. Già oggi ci sono troppe, e ingiuste, separazioni fra chi dispone di risorse informative e di comunicazione e chi no. Ogni sviluppo desiderabile dovrebbe puntare su sistemi compatibili e condivisi, dove ci sia il massimo spazio possibile per lo scambio e la diversità culturale e il minimo possibile di separazione in base alle risorse tecniche.



Giancarlo Livraghi   gian@gandalf.it





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