Il potere della stupidità
Kali
Capitolo 3


Il prevedibile
e l’imprevedibile



Ho evitato, in tutto questo libro, di fare esempi specifici. Perché una raccolta anche sommaria riempirebbe migliaia di pagine. Perché ogni singolo caso ha una sua storia, una sua particolare diversità. Perché su fatti di tempi passati le interpretazioni e le ricostruzioni storiche possono essere discordi – e nelle situazioni di oggi imperversano i conflitti per differenze di idee, di opinioni, di posizioni o di interessi.

Ma c’è stato un caso, tanto esemplare quanto innocuo, che proprio per la sua disarmante semplicità (e per la mancanza di conseguenze complesse, dannose o preoccupanti) forse merita di essere citato. Quella vicenda è interessante anche perché non riguarda solo un gruppo di persone, o una specifica cultura, ma tutta l’umanità (o almeno quell’estesa parte dell’umanità che conosce il nostro abituale calendario e che può avere facilmente accesso ai sistemi informativi “globali”).

Sono passati otto lunghi anni da quando, nel 1999, era stata solennemente annunciata in tutto il mondo l’imminente “fine del millennio”. Era quasi universalmente accettata, senza dubbi né perplessità, la convinzione che il ventunesimo secolo e il terzo millennio sarebbero cominciati con il primo giorno dell’anno 2000.

Quella vicenda è ormai dimenticata. Non sono ancora del tutto spente, ma diventano sempre più rare, le chiacchiere (quasi sempre insulse) sul “terzo millennio”. Ma proprio perché l’argomento non è più di attualità possiamo ragionare con sereno distacco sul modo in cui si era stranamente diffuso un banale e grossolano errore.

Poche cose erano così facilmente prevedibili come il fatto che il ventesimo secolo (e perciò il secondo millennio) sarebbe finito a 0 ore, 0 minuti, 0 secondi del primo gennaio 2001.

Eppure perfino su una cosa così semplice si è fatta una gran confusione – celebrata da cerimonie e solenni festeggiamenti con un anno di anticipo.

Pare che dibattiti insensati sullo stesso errore ci siano stati mille anni prima – e che anche nel 1899 si discutesse su quando sarebbe finito il diciannovesimo secolo.

Persone tutt’altro che sciocche o ignoranti erano convinte che secolo e millennio finissero alla mezzanotte del 31 dicembre 1999. Faticavano ad adattarsi all’evidenza dell’aritmetica. Dopo qualche minuto di perplessità dicevano «Mah, forse hai ragione, a pensarci bene non c’è mai stato un anno zero».

Questo è stupido? Forse no – se definiamo la stupidità in base alle sue conseguenze pratiche (vedi il capitolo 7). La “scemenza del millennio” ha fatto molto rumore, ma pochi danni – e se qualcuno ha approfittato dell’equivoco per far festa due volte forse si è divertito.

Sono rimasti un po’ scornacchiati i venditori di ammennicoli vari che tentavano di approfittare dell’occasione. Forse sono stati i troppi discorsi confusi, oltre alle ambiguità sulla data, a creare stanchezza e disinteresse. Sono rimaste invendute montagne di prodotti etichettati “millennio”. I produttori di spumanti hanno venduto meno del previsto. Le agenzie di viaggi non solo hanno avuto risultati deludenti, ma sono incorse in qualche denuncia per offerte “ingannevoli” sulla data sbagliata. Insomma questa buffa “commedia degli errori” non è stata del tutto indolore, anche se in generale non ha fatto molti danni.

Altre osservazioni si trovano in un articolo del febbraio 2001
Il millennio in sordina e la bolla mezza sgonfia.
 

Ma rimane preoccupante il fatto che la più ovvia idiozia, se ripetuta abbastanza spesso, possa essere scambiata per verità. Quante cose che ci vengono propinate come “certe” sono altrettanto false?


*  *  *


C’è stato un altro argomento, molto discusso dieci anni fa, la cui scadenza era davvero il 31 dicembre 1999. Il famigerato millennum bug, di cui nessuno parla più, anche se non è detto che il problema sia definitivamente risolto.

In questo caso la stupidità è notevole e palese. Il calendario gregoriano era stato definito 415 anni prima. A nessuno poteva sfuggire il fatto che sistemi elettronici incapaci di gestire quattro cifre per la data dell’anno sarebbero andati in crisi.

Quei sistemi erano stati concepiti negli anni Sessanta. Ma solo un anno o due prima della “scadenza” qualcuno ha cominciato a preoccuparsene.

Da un lungo e sonnolento periodo di cecità, in cui il problema era ignorato o trascurato, si è passati a una crisi isterica di esagerata drammatizzazione – con previsioni di catastrofi che (per fortuna) non ci sono state.

Senza entrare nei dettagli tecnici, alcuni dei rimedi adottati hanno un respiro breve (il problema potrebbe riproporsi fra trent’anni). Ma soprattutto è inconcepibile, e decisamente stupido, che ci sia stata così tanta disattenzione, per tanti anni, seguita da così esagerate e frettolose scalmane. Quanti altri problemi, cui oggi nessuno bada, diventeranno chiacchiere clamorose quando forse sarà troppo tardi?


*  *  *


Ci sono situazioni molto più preoccupanti che erano precisamente prevedibili e che sono state stupidamente trascurate. Fra gli esempi più ovvi c’è l’invecchiamento della popolazione, in paesi come l’Italia, che era matematicamente calcolabile con una buona approssimazione cinquant’anni fa.

Non è stato affrontato quando sarebbe stato meno difficile gestirlo – e ancora oggi produce chiacchiere e polemiche più che soluzioni concrete.

C’è la palese imbecillità di continuare a bruciare combustibili fossili, con conseguenze sempre più complicate e preoccupanti, invece di investire ciò che sarebbe necessario per sviluppare alternative più intelligenti.

C’è l’aumento della popolazione, la cui curva di sviluppo sembra meno preoccupante di ciò che indicavano alcuni anni fa le previsioni più catastrofiche. In parte questo è dovuto a evoluzioni intelligenti, cioè a una maturazione culturale. Ma sono in gioco anche fattori perversi, cioè stupidi, come epidemie, guerre e altre forme di violenza e di sterminio.

Un fatto abbondantemente verificato, ma non abbastanza noto e valorizzato, è che la soluzione più efficace per arrivare a un intelligente controllo delle nascite è alzare il livello di preparazione culturale e di autonomia decisionale delle donne. Anche molti altri problemi si risolverebbero meglio con una più diffusa conoscenza e consapevolezza.

La cecità, la miopia, la stupidità governano il mondo. Questo spettacolo, visto da un osservatore lontano nello spazio, potrebbe essere molto buffo. Ma devo confessare che, come abitante di questo pianeta, non riesco a trovarlo divertente.


*  *  *


Naturalmente questi sono solo alcuni degli infiniti esempi che ognuno di noi può constatare. Grandi problemi di tutta l’umanità, come tante piccole vicende che, prese una per una, potrebbero interessare solo alle persone direttamente coinvolte – ma, nella loro infinita moltitudine, sono una continua conferma dello sconfinato potere della stupidità.

Non si tratta, ovviamente, solo di ciò che è prevedibile, ma viene trascurato fino a quando ha conseguenze difficilmente rimediabili. Gli effetti della stupidità si manifestano anche in modi imprevedibili.

L’importante è essere preparati. Cioè sapere che nulla si svolge mai in modo totalmente coerente, non lasciarsi sgomentare dall’imprevisto. La stupidità umana è onnipresente, ma non è onnipotente. Se impariamo a conoscerla meglio possiamo non solo limitare i danni, ma anche talvolta rovesciare il processo, cogliendo un barlume di intelligenza che si nasconde in ciò che sembrava una desolante palude di stupidità.





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