Offline Riflessioni a modem spento


A che cosa serve l’internet?

luglio-agosto 2000

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  Giancarlo Livraghi

gian@gandalf.it
 
Per approfondimenti sull’internet marketing
vedi la rubrica online Il mercante in rete
e il libro La coltivazione del’internet
 
 

 



Ero a cena, l’altra sera, con alcuni amici. Persone che hanno esperienza delle reti fin dai tempi in cui l’internet era quasi inaccessibile all’infuori di alcuni nodi universitari. A un certo punto uno ha chiesto «ma insomma, a che cosa serve l’internet?» e ci siamo guardati un po’ sbigottiti, perché nessuno di noi aveva una risposta pronta. Ero anche più preoccupato degli altri... perché sto scrivendo un libro, che uscirà quest’autunno, e che questa volta non sarà rivolto alle imprese; ma cercherà di spiegare alle persone come e perché davvero serve usare la rete. Sembra facile; ma non lo è.

Siamo talmente imbottiti di notizie fantastiche su ciò che la rete ci offre che non sappiamo più come districarci. Davvero qualcuno ha il tempo e la voglia di andare online per vedere l’ennesima fotografia di qualche attrice o modella più o meno svestita? O l’ennesimo sito pieno di sghiribizzi e privo di contenuti? O di mandare o ricevere una cartolina, creando ancora un altro sovraccarico di grafica ingombrante? O di "navigare" a casaccio alla ricerca di chissà che?

Certo, sarebbe bello se potessimo gestire online il nostro conto in banca, senza mai fare una coda a uno sportello. Ma i servizi bancari non sono ancora arrivati a darci ciò che tecnicamente potrebbero. Certo, sarebbe bello se tutte le pratiche burocratiche si potessero fare online, evitando ancora più pesanti e complesse code e fastidi. Ma quanto ci metterà la nostra vetusta e disastrata burocrazia a organizzarsi come si deve?

Certo, la posta elettronica è il modo più efficiente e pratico, e il meno costoso, di gestire la corrispondenza. Se non fossimo perseguitati da spamming di ogni specie, da messaggi assurdamente pesanti in formati indecifrabili, insomma da tutti i guasti di una situazione in cui si imbottisce la gente di nozioni tecniche spesso inutili ma si fa poco per diffondere una ragionevole educazione sul modo più efficace e gradevole di usare la rete.

Certo, è pratico e comodo poter prendere online un’infinità di cose, dal software alla musica e a ogni storta di testi utili e interessanti. Ma l’intrico delle tecnologie è tale che incontriamo un mucchio di problemi. Certo, è utile poter leggere un giornale in rete. Ma non conosco anima viva che l’abbia sostituito al giornale di carta. Quasi tutte le persone che conosco vanno a leggere online solo quando sono in viaggio – o quando si tratta di una testata che abitualmente non comprano. E per alcuni giornali gli arretrati non sono liberamente disponibili...

C’è un po’ di nostalgia per i "vecchi tempi"? Si, ed è comprensibile. Era tutto più semplice; e collegamenti a 2.400 bps erano molto più veloci di qualsiasi connessione ultrapotente di oggi. La rete era un mondo più ristretto; già allora c’era troppa gente perché potessimo conoscerci tutti, ma c’era un senso di fratellanza, di reciproco aiuto, perché per il fatto di essere online ci sentivamo un po’ speciali.

Dobbiamo rimpiangere il passato? Ovviamente no. Ma dobbiamo pensare un po’ più seriamente a come trovare il bandolo nella rete di oggi e in quella di domani, che inevitabilmente sarà ancora più affollata.

La chiave della soluzione, secondo me, è semplice. Decidere di non usare la rete se non abbiamo un’idea precisa del perché. Di non stare davanti al un monitor, impugnare un mouse o battere su una tastiera se non abbiamo un motivo preciso per farlo. Sembra un’idea da nulla, ma secondo me può essere molto forte. Se ci fermiamo con un po’ più di attenzione a pensare, a definire le nostre intenzioni e i nostri desideri, impareremo a usare meglio la rete e a perderci meno tempo.

E questo vale anche per le imprese. Quando l’internet non c’era, e mi occupavo di altre forme di comunicazione, spesso obbligavo me stesso e gli altri a rispondere a una domanda severa. Che cosa succederebbe se non facessimo questa cosa, se non spendessimo una lira? Qualche volta la mia onestà mentale è stata punita, perché il mio cliente si è accorto che non aveva le idee chiare e ha semplicemente cancellato l’investimento. Ma più spesso è stata premiata, perché ci ha aiutato a fare cose molto più precise ed efficaci.

Secondo me avremmo un miglioramento sostanziale nell’attività online delle imprese se tutti si dessero un "compito per le vacanze". Rispondere a una domanda semplice ma precisa. «Che cosa succederebbe se non fossimo online? E se ci siamo, che cosa esattamente ci stiamo a fare?». Da quanto vediamo in giro, nove decimi dell’affollamento in rete sono prodotti da persone e imprese che non si sono mai fatte quella domanda – o non hanno trovato la risposta giusta.



 

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