gassa

I nodi della rete
1 – maggio 2000


di Giancarlo Livraghi – gian@gandalf.it



Che cosa non è
la nuova economia


  (untitled)

Si parla molto di "nuova economia" ma non è chiaro di che cosa si tratti. Per cominciare questa nuova rubrica mi sembra utile sgombrare il terreno con qualche meditazione su che cosa non è. Perché nel gran discorrere e discutere su cose ancora nuove, ancora in turbolenta evoluzione, ci sono due rischi contrapposti. Uno è pensare che si tratti di qualcosa di astruso, strano o incomprensibile; mentre le radici dei nuovi sviluppi si trovano nella natura umana, che non cambia in un anno, un secolo o un millennio. L’altro è credere che si possa gestire un nuovo mondo di relazioni e di comunicazione secondo i vecchi criteri cui siamo abituati, mentre c’è un’evoluzione profonda che non si può interpretare con qualche superficiale aggiustamento.

Prima di tutto, non è la borsa o la speculazione finanziaria. Anche qui c’è una forte contraddizione. Da un lato è importante che il risparmio, invece di chiudersi nei titoli di stato o in "beni rifugio", impari a investire nelle imprese. Dall’altro è illusorio credere che ci sia una crescita infinita, una specie di roulette in cui esce sempre lo stesso numero; che basti buttarsi a comprare qualsiasi cosa per diventare ricchi; che il flusso di denaro nella speculazione possa creare ricchezza dal nulla, senza mai tener conto dell’economia reale. Le recenti delusioni sono solo oscillazioni marginali, flussi speculativi. Ci vorrebbe un assestamento molto più drastico e severo per far capire a tutti che si tratta di investimenti, non di gioco d’azzardo. Come ha detto chiaramente non un professore di etica o di ecologia sociale ma il governatore della Banca d’Italia.

Non è l’imperio della tecnologia. Lo sviluppo dell’elettronica e dei sistemi di comunicazione ha fatto progressi straordinari. Ma la sostanza della nuova società e della nuova economia non sta negli strumenti tecnici. È fatta di persone, di relazioni, di comunità. Non è "digitale" e non è "virtuale". È un sistema biologico, una realtà umana.

Non è "un sito web". L’errore più diffuso sta nel pensare che la soluzione giusta sia precipitarsi a mettere "qualcosa" in rete senza una strategia, un obiettivo, un’idea chiara di che cosa si vuol fare e perché. I risultati si vedono – e sarebbero comici se non fossero preoccupanti. La logica che si applica a questo bizzarro processo è il rovescio di ciò che si fa in ogni altro caso. Ogni attività umana (in particolare ogni iniziativa d’impresa) parte da un obiettivo, una strategia, un progetto; e solo poi sceglie gli strumenti per realizzarlo. Non c’è alcun motivo che giustifichi il rovesciamento di questo metodo nel caso dell’informatica o della comunicazione in rete. Prima di decidere se usare una pentola o un martello occorre sapere se si vuol cucinare o appendere un quadro. Un’altra trappola, in cui si cade troppo spesso, è il tentativo di fare "tutto". Anche nella rete, come in ogni altra attività d’impresa, in pratica "tutto" è l’equivalente di "niente".Non ci sono panacee né soluzioni miracolose. L’enorme, confusa, rutilante offerta di soluzioni tecniche promette continuamente ciò che non può mantenere. Non è vero che basti installare un software, migliorare le connessioni, adottare qualche soluzione ripetitiva, imitativa e standardizzata, per aver risolto tutti i problemi. È vero il contrario. Questo percorso porta, nella migliore delle ipotesi, a soluzioni inefficaci. Ma spesso è ancora peggio, perché è la fabbrica di pericolosi errori, di degenerazione delle relazioni, di perdita di credibilità e di fiducia.

Non si tratta di "un altro mezzo pubblicitario". In rete si può fare di tutto; anche applicare le logiche dalla comunicazione tradizionale (uno parla, gli altri ascoltano). Ma rifugiarsi in questa strada apparentemente "facile" significa perdere di vista le altre, e molto più importanti, possibilità offerte dalla nuova economia.

Insomma, la buona notizia è che si aprono davvero per tutti (persone, comunità, imprese) possibilità straordinarie. La cattiva notizia è che non ci sono scappatoie. Tocca lavorare. Con serietà, impegno, continuità. Con strategie di lungo periodo, con quotidiana flessibilità e capacità di adattamento. Con una grande capacità di ascoltare.

La difficoltà vera è che non ci sono "esperti" in questa materia. Chiunque dica di esserlo, o di avere soluzioni prefabbricate e "buone per tutti", è un bugiardo, un venditore di patacche o un illuso. Ma la rete offre un grande vantaggio: la possibilità di continua verifica e sperimentazione. Come diceva mia nonna, "val più la pratica che la grammatica". Insomma per capire la rete e usarla bene non c’è altro modo che viverla. Con impegno, serietà, umanità; e con autentica disponibilità e apertura. È impegnativo. Ma, per fortuna, può essere molto divertente – oltre che offrire, quando si trova la soluzione giusta, possibilità molto concrete di progresso, di successo e di guadagno.




Alcuni testi in cui si parla di argomenti "attinenti" a questo.

I valori "antichi" della new economy

Il finto millennio (ovvero il trionfo del pappagallo)

La pentola e il martello

La borsa si sgonfia un po’

L’economia connessa – biologia, agricoltura, coltivazione

La rete è fatta di persone

Quattro problemi (e come risolverli)

 

 
 


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