gassa

I nodi della rete
di Giancarlo Livraghi
febbraio 2005


L’assedio dell’opensource

supplemento a Firefox non è la Fenice, ma...



Nell’articolo The Firefox Explosion (Wired, 13 febbraio 2005) oltre alla storia di Firefox ci sono altre interessanti osservazioni sugli sviluppi opensource. Una pagina è occupata da un’immagine che mostra il “castello” del monopolista “assediato” da diverse risorse di software libero – con il titolo Stormimg Redmond (“l’assalto a Redmond”) e una disascalia in cui si spiega come il fulminante successo di Firefox sia solo uno fra molti “sfidanti” che intaccano le mura della roccaforte.

La metafora medioevale è appropriata. Ci sono, infatti, in diversi settori delle “nuove tecnologie” situazioni che somigliano più a signorie feudali o ad antichi privilegi monarchici che a libertà di mercato, di opinione e di cultura. (E non solo in quell’ambito – vedi Il potere dell’oscurantismo).


assedio
QUI
si trova l’immagine dell’assedio
nella giusta dimensione
(è piuttosto ingombrante – più di 200 k)


Poiché nell’immagine i dati non sono molto leggibili, eccoli riassunti in una tabella.


  opensource Microsoft altri
Sistemi oper. PC Linux  3 % Windows 95 % Apple  2 %
Browser Firefox  4 % Explorer 92 % altri   4 %
Server applicaz. Linux 19 % Windows 62 % altri 19 %
Server web Apache 68 % IIS 21 % altri 11 %
Server mail Sendmail 41 % Exchange 10 % altri 49 %
Client mail * Thunderbird  2 % Outlook Exp. 19 % altri 79 %
Database MySQL 49 % SQLServer 64 % Oracle 54 %
Enciclopedie ** Wikipedia 500.000 Encarta 68.000 n.a.    

* Sembra probabile che fra gli “altri” siano comprese versioni diverse di Outlook
e che la quota della Microsoft nel software per l’uso della posta sia oltre il 60 %.
 

** Nel caso delle enciclopedie il dato è riferito al numero di “voci”.


Se ci fosse un libero mercato, la Microsoft andrebbe in fallimento? Ovviamente no. Ma sarebbe costretta a offrire prodotti con reali vantaggi di qualità (e a prezzi accettabili rispetto alla concorrenza). È interessante notare che, malgrado la sua posizione dominante, l’impero di Redmond non riesce a mantenere un controllo assoluto in tutti i territori – e che il suo monopolio non è inattaccabile.

Uno dei settori qui indicati, le enciclopedie, appartiene al mondo dell’editoria più che del software. La scarsa qualità delle enciclopedie su “supporto elettronico” ha favorito, almeno finora, quelle in volumi stampati – che rimangono, comunque, difficilmente sostituibili. Ma la vera risorsa, in aggiunta ai libri, è la sempre più ampia disponibilità di informazioni in rete.

Il caso segnalato da Wired si chiama Wikipedia ed è un’iniziativa nata nel 2001 secondo un modello “aperto” – cioè non solo è disponibile online, gratuitamente a tutti, ma tutti possono collaborare. (Il nome deriva da un’espressione hawaiana, wiki wiki, che vuol dire “svelto”).

La versione inglese di Wikipedia contiene più di 500.000 articoli. È disponibile in parecchie lingue, ma la versione italiana, almeno per ora, non è fra le più sviluppate: contiene 38.000 articoli rispetto a (per esempio) 215.000 in tedesco, 105.000 in giapponese, 90.000 in francese, 67.000 in svedese, 60.000 in olandese (altrettanti in polacco), 44.000 in spagnolo.

Un segnale, fra tanti, del fatto che il concetto di open source non riguarda solo la tecnologia – ma anche, in modo ancora più importante, l’informazione e la cultura.




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