Convegno La Repubblica sull’internet – 12 Marzo 1998 – relazione di Giancarlo Livraghi


21) Essere italiani in rete


Prima di "tirare le somme", vorrei concludere con una nota positiva. L’Italia è molto arretrata in rete, ma il futuro potrebbe riservarci interessanti sorprese.

Strana gente, gli italiani. Siamo capaci, anche quando sembriamo fumosi, di essere inaspettatamente efficienti. Quando arriveremo a capirne bene le possibilità, la rete si rivelerà uno strumento straordinariamente adatto agli italiani. Per alcuni, lo è già.

Molti italiani hanno fantasia. Sanno muoversi con disinvoltura e flessibilità in terreni incerti, poco strutturati; sanno vivere e progredire nel disordine. Questo ci rende adatti a vivere meglio di altri in un sistema informe, imprevedibile, mutevole, nascente come la rete.

L’Italia è ricca di piccole e medie imprese che hanno dimostrato la loro capacità di esportare, di competere su scala mondiale. Spesso ben dotate della combinazione vincente: innovazione, fantasia, tecnologia. La rete apre nuove e crescenti possibilità per questo tipo di imprese; e anche per le grandi, sa la sanno affrontare con la necessaria flessibilità.

Lo spazio è piccolo, rispetto agli immensi "mercati di massa". Ma ha dimensioni interessanti, già oggi, per chi esporta in settori meno vasti e più specialistici. E continuerà a crescere.

Ci sono possibilità importanti, credo, per molte imprese italiane nel mondo globale della rete, a cinque condizioni: 

  1. che pensino in termini di servizio, non solo di "immagine";

  2. che lavorino a fondo, e con pazienza, per costruire una "cultura interna" della rete;

  3. che non pensino solo alla vendita, o al consumatore finale, ma anche a come comunicare meglio con gli intermediari e gli altri interlocutori del sistema-impresa;

  4. che non seguano alcuno stereotipo precostituito, ma trovino i fattori specifici che corrispondono alle particolari esigenze della loro impresa e del loro mercato;

  5. che siano flessibili, innovative e coraggiose; e sappiano non subire, ma utilizzare a proprio vantaggio, le continue evoluzioni e le infantili bizzarrie di un sistema complesso, mutevole, capriccioso e imprevedibile.

Alcune l’hanno già fatto. C’è spazio per molte altre.

Quando qualcosa è "sottosviluppato" e quando molti operatori lo osservano distrattamente, o ne sono delusi... si possono offrire occasioni molto favorevoli a chi impara a usare bene proprio quella risorsa.

Ricordo un’antica storiella che si raccontava nei corsi di addestramento alla vendita. Un’impresa produttrice di scarpe manda due venditori a studiare il mercato in due paesi tropicali molto simili. Dopo qualche giorno riceve due messaggi. Uno dice: «Nessuno porta scarpe, mercato inesistente, rientro domani». L’altro dice: «Nessuno porta scarpe, potenziale enorme, apro filiale».

La rete offre possibilità straordinarie proprio a molte imprese italiane. Che il fenomeno sia ancora nella sua infanzia... può essere un’occasione straordinaria per chi saprà anticiparlo, e così guadagnare il tempo necessario per approfondirlo bene. L’importante è avere pazienza, costanza e molta voglia di imparare. Risultati immediati sono possibili, ma improbabili; meglio prevedere un investimento graduale, imparando passo per passo e creando un proprio, originale percorso della rete. Questo è il metodo che può dare importanti vantaggi competitivi e riservare non poche piacevoli sorprese.

Il fatto di essere "l’ultima ruota del carro" non è necessariamente un danno. Può permettere di imparare dagli errori altrui, esplorare le esperienze di paesi più avanzati, trovare scorciatoie là dove altri si sono persi in un labirinto. Con quella fantasia, quel coraggio imprenditoriale, quella flessibilità e capacità di destreggiarsi in terreni complessi, quell’estrema e costante dedizione nel servizio al cliente, in cui gli italiani si sono spesso dimostrati particolarmente bravi.



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