Tre facce della barbarie

di Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it – 22 luglio 1998

 

  Secondo quanto riferito dai giornali, dalla televisione e da notizie d’agenzia, una ragazza fiorentina è stata lungamente perseguitata da due coetanei, per telefono e anche per posta elettronica. Giustamente, li ha denunciati; e la notizia è stata diffusa, con la doverosa attenzione di non citare il cognome della vittima (spero che abbiano avuto l’accortezza di cambiarle il nome) e neppure dei presunti colpevoli, definiti "due studenti della Bocconi" (di cui uno identificato come "Pasquale").

Se le notizie sono esatte, si tratta di molestie gravi; è giusto che gli autori del misfatto ne subiscano le conseguenze. Quindi il caso è chiaro, la giustizia segue legittimamente il suo corso, i mezzi di informazione hanno esercitato correttamente il loro "diritto di cronaca"? Mi pare di no.

Di brutte storie del genere ce ne sono tante; raramente se ne parla a di là delle cronache locali. Che cosa aveva di speciale questa? Il fatto che in qualche modo c’entrava l’internet; e la notizia è stata riferita in modo da far credere che l’uso della rete abbia dato caratteristiche speciali al caso (il che non è vero, perché in gran parte la cosa è avvenuta per telefono – e i persecutori avrebbero potuto fare le stesse porcherie con altri mezzi).

Se fosse un caso isolato, sarebbe comunque cattiva informazione; ma diventa grave quando si colloca nel filone di un perenne stillicidio di notizie scandalistiche e terrorizzanti sul tema della rete. Una malattia, a quanto pare, inguaribile; e una delle cause del cronico "sottosviluppo" italiano nei nuovi sistemi di comunicazione.

E c’è dell’altro. Il fatto è stato definito in televisione (per esempio nel telegiornale delle 20 su RAI 1 del 18 luglio) e sulla stampa (per esempio con grande evidenza a pagina 20 di Repubblica del 19 luglio in un articolo a firma di Claudia Fusani, accompagnato da osservazioni non molto sensate di un presunto "esperto", tale Giovanni Flora) come "stupro" e "violenza carnale". Cosa che palesemente non è. Anche questa deformazione dei fatti rientra in un filone ossessivo di definizione della rete come un luogo dove avvengono cose orrende quanto impossibili.

Quindi alla persecuzione contro la povera ragazza fiorentina i mezzi d’informazione ne aggiungono una seconda, contro tutti noi che usiamo la rete e specialmente contro le persone che, disorientate dalla campagna terroristica, continueranno a non usarla o a usarla male.

Ma non è finito. La notizia ANSA riferisce che per disposizione del pm Paolo Canessa sono stati sequestrati i computer "e altro materiale informatico" dei due balordi. Indipendentemente dalla loro colpevolezza o non, e dalla gravità del loro comportamento, eccoci costretti a ripetere ancora una volta che il sequestro di computer (e annessi e connessi) non è mai legittimo, né necessario, né giustificabile. E, a quanto pare, quel magistrato e le "forze dell’ordine" non si sono fermate un attimo a pensare alla possibilità che con il sequestro potessero essere danneggiate altre persone, del tutto estranee ai fatti.

Tutta questa orribile vicenda non avviene in qualche terreno depresso di incultura e degrado civile. Si parla di studenti di una "prestigiosa" università che farebbero meglio a studiare invece di dedicarsi a questi immondi divertimenti, di "operatori culturali" che abusano del loro potere, di magistrati che male esercitano le loro funzioni... siamo nel cuore delle oligarchie dominanti, dell’attuale o futura "classe dirigente".


Su questo argomento vedi anche:

Daniele Coliva - Tra minaccia reale e stupro virtuale

T. Digi - Tentato stupro via internet: Micione a Topolina

 

   
 
Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it
  luglio 1998
 

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