La voce di una vittima

Questo è il testo di una lettera pubblicata da Barbara Palombelli
su Repubblica del 16 settembre 2000


Gentilissima Barbara, le chiedo di portare l’attenzione dell’opinione pubblica, tramite Repubblica, su fatti gravissimi che stanno accadendo in queste ore. La vita di molte persone di assoluta integrità morale, onestà e trasparenza, potrebbe essere distrutta dal terrorismo psicologico e dagli assurdi metodi usati dalla polizia postale sull’internet. Che quasi tutti gli uomini collegati on line vadano sui siti porno è un fatto risaputo e non c’è nulla di cui scandalizzarsi, né motivo sufficiente per mettere un uomo alla gogna. La rete è piena di link attraverso i quali involontariamente si arriva a siti con bambini (perfino a chi combatte la violenza sessuale potrebbe capitare!), soprattutto se si è alle prime armi. Perché un privato cittadino venga bollato dal marchio infamante di pedofilo, pur non essendolo, è sufficiente una voce che dica in giro che questa persona è indagata. E questo basterà a distruggere la sua vita e la sua reputazione, gli amici e il lavoro, mi capisce.

Partecipo in questo momento del dramma del mio ex (educatore di grande limpidezza morale ed etica, come possono testimoniare tutti coloro che lo conoscono), che afferma di essere caduto nella rete delle indagini perché un suo amico avrebbe visitato uno di questi siti (ma anche se l’avesse fatto lui non cambierebbe nulla, sarebbe comunque reo di nulla). Ovviamente non è tanto della polizia che si ha paura, quanto dell’ingiusta infamia sociale che accompagnerebbe la persona fino alla fine dei suoi giorni. La prego di lanciare l’allarme per quanto sta accadendo. Ecco la lettera del mio ex così capirà la gravità della situazione:

È successa una cosa terribile... Ho paura di morire, è un’accusa infamante e sarò lapidato vivo, mi faranno sentire come un mostro e già mi sento un mostro. E con i pedofili non c’entro niente, assolutamente niente. Ma come pensano di poter distruggere così una vita. Aiutami, ti prego. Io ne morirò, mia madre ne morirà, e lei è già morta tante volte. Non è giusto. Non potrò sopportare il disprezzo delle persone che mi hanno stimato e che hanno avuto fiducia in me. Dei miei studenti, degli amici, dei conoscenti.Preferirò morire piuttosto che affrontare una gogna di questo tipo per il resto della mia vita. Non ho fatto niente di male e tu lo sai, tu lo sai che non farei male a nessuno, nemmeno a un moscerino e se almeno tu lo dirai forse anche la morte sarà meno difficile. Ti prego aiutami in qualche modo. Non resisterò a lungo.

Voglio morire, solamente morire e non posso morire se non mi aiuti a uscire di scena con un po’ di dignità. Mentre ero fuori sono arrivate delle telefonate con dei numeri criptati a cui non corrisponde nessuna utenza. Mi cercano per perquisirmi e vogliono venire a colpo sicuro. Non ho niente da nascondere, ma ugualmente vorrei scomparire sotto terra o non essere mai nato. Finora mi hanno fatto la cortesia di non venire a scuola a prendermi davanti agli alunni e ai colleghi. Ma domani magari lo faranno e io vorrei essere già morto. Domani, anzi fra due ore devo entrare in classe e guardare in faccia i miei alunni pensando al ricordo che avranno di me. È insopportabile, non ho fatto nulla per meritare questo, voglio che tu lo dica ancora dopo la mia morte.

Lettera firmata


Ho parlato al telefono con l’autrice di questa lettera e mi sono impegnata a metterla in contatto privatamente con chi vorrà aiutarla. Ho parlato anche con il ragazzo che teme di essere indagato... Non credo che basti un clic per diventare dei mostri, mi auguro che non sia così. Cliccare un sito porno è come passare davanti a un’edicola e sbirciare la vetrina dedicata ai giornali a luci rosse. Per questo, una persona deve essere cancellata dal mondo civile? Diversamente, chi utilizzi l’internet per raggiungere siti dedicati alla violenza sui bambini, rischia davvero di venire messo sotto controllo... Parliamone. Dopo il suicidio del giovane trevigiano scoperto con una prostituta, gli interrogativi si moltiplicano e ci pongono davanti a nuove, inquietanti realtà. Le ultime parole di questa lettera raccontano un dramma che dovremmo tutti fermare, prima che sia troppo tardi.

Barbara Palombelli



L'autrice della lettera, che ha le idee molto chiare sul problema di cui parla, sbaglia su due punti.
Che «quasi tutti gli uomini collegati on line vadano sui siti porno» è un’opinione diffusa, ma non per questo fondata. Conosco molti uomini (me compreso) che non hanno quell’abitudine. Non perché si scandalizzano, ma perché la monotona ripetizione della rappresentazione di immagini “sessuali” è noiosa e poco interessante; e perché la frequentazione di quei siti è causa di spamming e altri fastidi, compresa la possibilità di truffe. Per non parlare del fatto che si rischia di essere incriminati e accusati dei più turpi delitti.
Non è neppure vero che la rete sia «piena di link attraverso i quali involontariamente si arriva a siti con bambini». Frequento la rete da otto anni; non mi sono mai imbattuto in un link di quella specie, né conosco anima viva cui sia capitato: né fra le persone esperte, né fra quelle “alle prime armi”. È vero, invece, che qualcuno può andare intenzionalmente alla ricerca di siti o dibattiti su argomenti del genere – non perché è un collezionista di materiale “pornografico” ma perché vuole informarsi, capire o “combattere la violenza sessuale”. Il fatto è che comunque, per motivi spesso poco chiari, sono indagate e perseguitate molte persone che non hanno avuto alcun comportamento “colpevole”.


Il fatto grave, ma non sorprendente, è che il civile invito di Barbara Palombelli («parliamone», «un dramma che tutti dovremmo fermare») è caduto nel vuoto. Non so se sia seguito qualche dibattito con lei in e-mail; ma nei “grandi mezzi di informazione” il problema, ancora una volta, è ignorato.

Sui giornali si parla di castrazione, nei dibattiti televisivi si evoca lo spettro della pena di morte. Imperversano le cacce alle streghe e i “dagli all’untore”. Ma nessuno si preoccupa delle centinaia o migliaia di vittime innocenti che si trovano nella situazione descritta da questa lettera.




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