L’Europa ed Echelon:
tardi e male

Un articolo su InterLex di Giancarlo Livraghigian@gandalf.it

20 maggio 2001




Da che mondo è mondo ci sono spie, servizi segreti e sistemi di “intercettazione”. Usati soprattutto per motivi politici e militari – ma anche, fin dalla notte dei tempi, per interessi commerciali. Ed è evidente che questi sistemi sono tanto più efficaci quanto più sono segreti.

Nulla di nuovo, quindi, nella vicenda Echelon? Si e no. Ciò che non è nuovo è il concetto che sta dietro questo genere di attività. Quindi per capirlo occorre intendere le lezioni della storia. Cioè l’eterna, intrinseca contraddizione: la sgradevole quanto oggettiva necessità di “agire nell’ombra” e il conseguente perenne rischio che le attività di spionaggio siano distorte al servizio di ogni sorta di interessi. Con tutti i problemi e i conflitti che ne derivano.

Ma ci sono importanti fatti nuovi, che si possono raggruppare in tre categorie.

  1. La tecnologia

    Una gamma complessa di risorse tecniche – dai satelliti all’informatica e ai sistemi di rete – offre nuove, estese e profonde possibilità di spionaggio e intrusione. Il controllo di quelle tecnologie è concentrato in poche mani ed è un forte e mal verificabile vantaggio di pochi a danno di molti. Senza alcuna garanzia che quelle leve siano sempre nelle mani di forze “ben intenzionate” (con in più l’ovvia considerazione che la definizione di “buoni” e “cattivi” può essere molto soggettiva, se non del tutto arbitraria, secondo i punti di vista).

  2. La “globalità”

    Più di quanto sia mai accaduto nei millenni precedenti risorse, vantaggi e rischi si estendono su scala planetaria (o interplanetaria se e quando l’esplorazione spaziale riprenderà il suo sviluppo). Questo fatto in sé non è un “male” (anzi se “ben gestito” potrebbe portare notevoli vantaggi) ma ci pone davanti al fatto che le istituzioni e la cultura umana non hanno la capacità, né l’esperienza, per gestire una situazione mai conosciuta prima.

  3. La cultura dei “diritti umani”

    Che tutte le persone abbiano gli stessi diritti è un concetto proclamato molte volte, ma mai davvero applicato o condiviso fino a tempi molto recenti. In pratica siamo molto lontani dalla sua realizzazione. Ma qualcosa di sostanziale è cambiato: almeno in teoria il principio è accettato da “quasi tutti” e con questa nuova realtà culturale bisogna (per fortuna) fare i conti.

Di questi fattori il terzo è di gran lunga il più importante. Naturalmente è connesso con gli altri due. Quanto più grande è il controllo dell’umanità sulla situazione di tutto il pianeta, e quanto più la condizione di ogni individuo è collegata a una realtà “globale”, tanto più importanti diventano i diritti civili e la responsabilità collettiva.

Mi scuso per queste premesse molto generali, ma mi sembrano necessarie per inquadrare il problema. Veniamo al punto: l’Unione Europea è in imperdonabile ritardo nell’affrontare problemi come quello di Echelon e lo sta facendo nel modo sbagliato.

Echelon esiste dal 1980. Si è tentato mille volte di negarlo, ma ormai non si può più fingere che sia un mito. Del resto era evidente che fin dai tempi della seconda guerra mondiale erano in corso sviluppi di questo genere; e sarebbe molto strano se non ci fossero.

Il sistema informativo – i cosiddetti mass media – ne ha ignorato l’esistenza (benché ci fossero chiari segnali per chi li volesse vedere) fino al 1993; e non ha dato evidenza al fatto prima del 1998. Possiamo darci varie spiegazioni per questa curiosa “distrazione” – di cui nessuna è consolante.

L’Unione Europea non solo ha trascurato per molti anni il problema ma ha pensato di organizzare per conto suo qualcosa di simile. Poco dopo la caduta del muro di Berlino cominciarono le prime manovre, fra cui un progetto di intesa fra i servizi segreti francesi e quelli russi per un sistema pan-europeo di spionaggio e intercettazione. Nel 1997 l’Unione Europea avvia il progetto Enfopol. Due anni dopo le annuncia il rinvio “a data da destinarsi”, ma nel 2000 lo rimette in moto.

Intanto, naturalmente, non c’è solo il “vecchio” Echelon. Chissà quanti altri progetti e sistemi sono stati organizzati senza darne notizia... ma è “di pubblico dominio” la nascita di un altro sistema di intercettazione, con l’esplicito, sfacciato e preoccupante nome di Carnivore.

In tutto lo sviluppo di Echelon e di altre simili iniziative è sempre stato abbastanza evidente che erano coinvolti interessi privati. Non risulta, che io sappia, alcuna “prova” abbastanza precisa per poter portare a una condanna in tribunale. Ma gli indizi sono sufficienti per formarsi un’opinione; tanto è vero che, sia pure con anni di ritardo, se ne rende conto anche l’Unione Europea.

Il fatto vergognoso, in tutta questa tortuosa e oscura vicenda, è che l’Unione europea si sveglia e si preoccupa solo perché ha il sospetto che siano in gioco interessi commerciali. I diritti dei cittadini sono materia trascurabile e irrilevante, nonostante le dichiarazioni teoriche (e le inefficienti istituzioni) sul rispetto della privacy e sulla “riservatezza dei dati personali”.

Dietro a queste storture ci sono due fatti. Uno è l’umiliante asservimento delle istituzioni europee (e italiane) alle grandi lobby che difendono interessi di parte, spesso a scapito di quelli dei cittadini. L’altro è la scarsa coscienza che i cittadini hanno dei loro diritti.

Il concetto dei diritti civili e personali (compreso il diritto alla riservatezza e alla libera informazione) è entrato da poco nella nostra cultura. È ancora fragile e immaturo. Ce ne occupiamo poco. Spesso consideriamo “normale” o trascurabile che quei diritti siano violati. Se non entrerà più fortemente nella coscienza collettiva, è illusorio aspettarci che sia preso più seriamente dal potere politico e dalle grandi centrali dell’informazione.




Su questo argomento vedi anche:

Quali difese contro il Grande Fratello? di Corrado Giustozzi

La crittografia, l’Europa e l’America di Andrea Monti

Pirati, sequestratori e spie (Capitolo 40 di L’umanità dell’internet)

L’ampia documentazione dell’American Civil Liberties Union




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